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la sentenza
12 Febbraio 2025 - 09:41
NAPOLI. Il “blitz” dell’inviato di “Striscia la notizia” aveva rivelato l’esistenza di una prolifica piazza di spaccio attiva a tutte le ore del giorno. Era il 26 aprile 2022 e alla gestione di quella “base” al civico 311 di via Tertulliano, roccaforte del clan Puccinelli-Petrone, avevano preso parte secondo la ricostruzione degli inquirenti almeno cinque persone: Vincenzo Ambrosio, Emanuele Caiazza, Salvatore Caiazza, Carmine Mormone e Francesco Festinese. Il processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato ha però accertato l’estraneità dell’ultimo, difeso dall’avvocato Giuseppe De Gregorio, rispetto al losco affare. Tutti gli altri sono stati invece condannati.
Il gup del tribunale di Napoli, dando ampio accoglimento alle richieste della procura, ha inflitto 2 anni e 8 mesi a Vincenzo Ambrosio, 3 anni a Emanuele Caiazza, 3 anni a Salvatore Caiazza, 3 anni a Carmine Mormone. Francesco Festinese, nonostante la richiesta di condanna del pm, è stato invece assolto da ogni accusa. La difesa, rappresentata dal penalista Giuseppe De Gregorio, ha infatti dimostrato che Festinese, “intercettato” dall’inviato Vittorio Brumotti mentre entrava nello stabile, non soltanto non aveva alcun tipo di rapporto con la paranza dei pusher, ma viveva proprio in quell’edificio, motivo per il quale si trovava sul posto. Secondo la pubblica accusa, Festinese avrebbe invece avuto il ruolo di “vedetta”, il giudice di primo grado è stato però di tutt’altro avviso.
Le indagini sul caso erano state condotte dai carabinieri, intervenuti in via Tertulliano in seguito al parapiglia innescato dalla presenza di Brumotti, che nella primavera di due anni fa stava realizzando un altro servizio sulla vendita di droga al rione Traiano. Anche in passato l’inviato di “Striscia” si era occupato della faccenda e in alcune occasioni si erano verificate delle vere e proprie aggressioni a suoi danni, con tanto di condanne arrivate in seguito.
Il 26 aprile 2022 per fortuna non ci furono conseguenze gravi: Brumotti ebbe però un breve, acceso alterco proprio con Francesco Festinese, che in qualche modo ne contestava la presenza nella zona. Dal servizio era infatti emerso che il gruppo di pusher aveva creato una piazza di spaccio di droga all’interno di un prefabbricato posizionato sul lastricato solare dell’edificio di via Tertulliano 311.
All’esterno era presente un continuo via vai di “clienti” e quando una talpa della trasmissione televisiva riuscì a introdursi nella palazzina vennero anche inquadrati i volti di alcuni presunti spacciatori. Le indagini portarono poi a una serie di denunce a piede libero per spaccio di droga, reato però non aggravato dalla finalità mafiosa. La zona in cui avveniva la vendita, via Tertulliano, da anni è considerata da inquirenti e investigatori come una delle principali roccaforti del clan Puccinelli-Petrone, gruppo di mala ancora oggi molto attivo al rione Traiano nonostante le centinaia di arresti subiti in passato. Anche lo spaccio di “roba” in zona stenta ancora a rallentare.
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