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il lutto
14 Febbraio 2025 - 09:29
NAPOLI. «L’amore non muore». Lo ha detto don Gennaro Matino durante l’omelia. Lo ha ribadito, con le ultime parole prima che la bara lasciasse la chiesa, Valentina Trifiletti, la moglie. E di amore, ieri, nella chiesa della Santissima Trinità di via Tasso, ce ne era tantissimo. Tutto l’affetto che chi ha avuto l’onore di conoscerlo ha voluto tributare a Fabio Postiglione. «Giornalista di razza», ma anche uomo «generoso e altruista». C’era l’amore e lo strazio della sua famiglia, a partire dalla mamma Anna, i fratelli Gennaro e Carlo e i nipoti. C’era il senso di fratellanza e comunità degli amici dello stadio che con lui hanno condiviso tantissime trasferte al seguito del Napoli e mille partite in curva, nello spicchio del “gate 5”, come scritto sulla maglia azzurra posta sulla bara. C’era la stima e l’amicizia dei colleghi giornalisti. Mezza stampa napoletana, e non solo, è andata a salutarlo per l’ultima volta.
Dai colleghi del “Corriere della Sera”, dove era approdato da tre anni trasferendosi a Milano, a quelli del “Roma”, il suo primo giornale, che hanno poggiato sulla bara la copia del 30 gennaio 2025 dal titolo “Addio Fabio”, l’ultima di tante prime pagine che Postiglione, con i suoi scoop, ha regalato al quotidiano più antico di Napoli. «Amore» e «passione» sono state le parole più ripetute nel giorno dei funerali di Fabio Postiglione, giornalista napoletano morto ad appena 44 anni lo scorso 28 gennaio a Milano in un incidente stradale.
Già mercoledì si era tenuta una cerimonia a Milano per i colleghi del Corriere della Sera, dove lavorava da poco più di tre anni. E ieri i funerali nella sua Napoli, officiati da don Gennaro Matino che lo ha seguito nella sua lunga avventura professionale. «La sua era una vocazione che da giovanissimo ha voluto a tutti i costi intraprendere. Solare e coraggioso. Si è messo subito in gioco, con determinazione. Fino a rischiare di proprio, come deve fare chi non cede ad altro che alla verità che vuole raccontare», uno dei passaggi più sentiti dell’omelia.
Un’avventura professionale ripercorsa dal direttore del “Roma” Antonio Sasso. «È stato un giornalista di razza, non mi ha mai deluso», dice commosso, immaginandolo «organizzare un grande giornale in paradiso» con altri colleghi che non ci sono più come Giovanni Cosmo e Renato Rocco. Prima di lui tanti colleghi hanno voluto omaggiarlo. «Voglio che sappiate cos’è Fabio per il Corriere. È stato un maestro nel trattare con le persone, nel rendersi affidabile col sorriso», dice la vicedirettrice del Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini. Il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’Errico ne ricorda «lo straordinario rigore», mentre Monica Scozzafava (Corriere della Sera) evidenzia la «straordinaria genuinità» di Fabio.
«È stato il miglior prodotto della nostra generazione», aggiunge Leandro Del Gaudio, viceredattore capo del “Mattino” che aveva lavorato con lui anche al “Roma” e che ha rappresentato il sentimento di tanti colleghi di cronaca giudiziaria presenti. Luigi Sannino, cronista di nera del “Roma”, ha lavorato per 18 anni insieme con Postiglione e ne ricorda «la generosità e l’altruismo. Ha dato tanto, in termini di amicizia, affetto e aiuto ai colleghi». Presente, a nome del Comune di Napoli e con la fascia tricolore, Chiara Marciani e il comandante provinciale dei carabinieri Biagio Storniolo, oltre che altri esponenti delle forze dell’ordine e del Foro di Napoli. Inconsolabile il dolore della famiglia. «Fabiolino mio, sei sempre con noi. Sei nel cuore dei tuoi fratelli, di Valentina, dei tuoi nipoti», dice tra le lacrime Michela, la zia suora di Fabio. Addio Fabio, a Napoli mancherà un «giornalista di razza» come te.
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