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I dati
15 Febbraio 2025 - 08:39
NAPOLI. Alberto, 32 anni, laureato in medicina e chirurgia alla Federico II, al momento di scegliere la specializzazione in cardiologia opta per Madrid dove ha terminato gli studi e dove è rimasto a lavorare. Come Alberto sono centinaia i napoletani che al momento di pensare al futuro, soprattutto dopo una byuona laurea, decidono che è meglio andare via. «Non siamo emigranti - riprende Alberto - semplicemente abbiamo coscienza che costruirsi qui una vita della quale essere contenti, è cosa molto complicata». Il fenomeno della fuga di cervelli, o human capital flight, è una piaga che affligge l'Italia e che sembra non arrestarsi.
A confermarlo sono i numerosi studi, tra cui quelli della Fondazione Nord Est, che mostrano come il nostro Paese, e soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni, siano vittime di una vera e propria "caccia globale ai talenti". Un esodo che, tra il 2011 e il 2023, ha visto emigrare un valore di capitale umano stimato intorno ai 134 miliardi di euro, con una media di 8,4 miliardi solo nell'ultimo biennio. Numeri che testimoniano l'incapacità dell'Italia di valorizzare le nuove generazioni, a differenza dei Paesi che, invece, offrono maggiori opportunità lavorative.
LAUREATI IN FUGA: UN TREND PREOCCUPANTE. Uno dei dati più allarmanti emersi dagli studi è il significativo aumento dell'emigrazione dei laureati. Se prima del 2017 a lasciare il Paese erano soprattutto giovani non in possesso di un titolo di studio terziario, oggi la percentuale di laureati che emigrano è quasi equiparabile. Nel 2011, infatti, i laureati emigrati rappresentavano il 17,4% del totale, mentre nel 2017 questa percentuale era salita al 29,8%, superando poi il 30% negli anni successivi, fino a raggiungere il record negativo del 43,1% nel 2022. Un dato che fa temere un ulteriore peggioramento nel 2025.
IL NORD IN TESTA, MA IL SUD NON È IMMUNE. A livello territoriale, la regione con il maggior numero di giovani laureati emigrati è il Friuli-Venezia Giulia, che detiene anche il primato dell'aumento più significativo nel 2022 (+19,3%). Seguono, con incrementi importanti, Veneto (+16%) e Marche (+15%), percentuali dove la quota di giovani talenti emigrati si attesta intorno al 50%. La Lombardia, addirittura, supera questa soglia, raggiungendo il 50,7%. Tuttavia, anche il Sud Italia, non appare meno colpito da questo fenomeno, non ne è immune. Regioni come Abruzzo, Campania, Puglia e Molise registrano percentuali di emigrazione tra il 39% e il 36%, con la Calabria (28,5%) e la Sicilia (27,5%) a chiudere la classifica.
NAPOLI E LA CAMPANIA: UN QUADRO COMPLESSO. Anche Napoli e la Campania, dunque, risentono di questa fuga di cervelli, con giovani laureati che sempre più spesso scelgono di lasciare la regione in cerca di opportunità migliori. Le cause sono molteplici: dalla mancanza di lavoro qualificato e di prospettive di carriera, alla difficoltà di conciliare vita privata e professionale, fino alla carenza di infrastrutture e servizi.
LE CONSEGUENZE: UN IMPOVERIMENTO DEL TERRITORIO. La fuga di cervelli comporta un impoverimento del territorio, sia dal punto di vista economico che sociale e culturale. La perdita di giovani talenti, infatti, priva le regioni di risorse umane qualificate, fondamentali per lo sviluppo e la crescita. Inoltre, l'emigrazione dei giovani incide negativamente sul tessuto sociale, causando un invecchiamento della popolazione e una perdita di vitalità.
LA NECESSITÀ DI INTERVENTI URGENTI. Di fronte a questa emergenza, è necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni e della politica per invertire la tendenza. Occorre creare le condizioni per trattenere i giovani talenti, offrendo loro opportunità di lavoro qualificato, salari adeguati, servizi efficienti e un ambiente accogliente e consone. Solo così sarà possibile arginare la fuga di cervelli e garantire un futuro di crescita e prosperità per il Paese. LIBERA ORLANDO
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