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Camorra
15 Febbraio 2025 - 08:51
Eduardo Saltalamacchia e Carmine Grammatica
NAPOLI. Nell’inchiesta costata l’arresto bis a Eduardo Saltalamacchia e Ciro Burraccione per il ferimento di Carmine Grammatica, anche quest’ultimo è finito sotto i riflettori di inquirenti e investigatori. Sia per un piccolo traffico di droga cosiddetta leggera che per una sparatoria contro l’abitazione di familiari di Vittorio Sorriente, in via Emanuele de Deo. Secondo la Dda “’o tappett” avrebbe partecipato alla “stesa” per rispondere all’agguato contro il giovane ras Vincenzo Masiello “Cucù”, al quale il 21enne era legato.
Ma per il gip gli indizi sono labili, tant’è vero che nessun provvedimento restrittivo è stato emesso e così quest’accusa presumibilmente finirà in un nulla di fatto. Ma, al di là della conclusione del procedimento penale in relazione ai singoli capi d’imputazione contestati, va sottolineata l’importanza dell’indagine sulla fibrillazione in corso negli ultimi anni ai Quartieri Spagnoli. Quasi tutti i fatti di sangue sono stati ricostruiti dalla sezione Omicidi della Squadra mobile della Questura, compreso l’agguato a Vincenzo Masiello per il quale finirono in manette quattro persone tra le quali Vittorio Sorriente e Dylan Di Biasi dell’omonima famiglia dei “Faiano”.
Giovani rampanti ed emergenti che volevano primeggiare come i loro congiunti anni fa, intraprendendo la stessa strada sbagliata. Dunque, anche il ferimento di Carmine Grammatica è stato risolto (ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva). Il movente starebbe nel fatto che “o’ tappett” si era messo a vendere l’erba in largo Baracche, zona che nella spartizione del “clan a 3 teste” era stata assegnata ai Saltalamacchia.
Cosicché questi ultimi si sarebbero vendicati sparandogli in vico San Sepolcro a una gamba. Ma inizialmente il 21enne aveva pensato si trattasse di una vendetta nei suoi confronti in quanto ritenuto, a torto, autore dell’agguato a Francesco Scatola e Salvatore Saltalamacchia detto “Sasy”, nipote del ras Eduardo. L’ipotesi dello spaccio veniva poco considerata dalla vittima: “tutti vendono là, io mi faccio le cose mie e non rompo il cazzo a nessuno”, si sente in un’intercettazione ambientale agli atti dell’inchiesta diretta dalla Dda su indagini della Squadra mobile della questura di Napoli.
Accusati di lesioni personali, porto e detenzione di arma da fuoco con l’aggravante mafiosa, sono il 42enne ras della Pignasecca Eduardo Saltalamacchia e Ciro Burraccione ritenuto un suo fedelissimo, di due anni più grande. A un certo punto Carmine Grammatica, monitorato dagli investigatori, si fece scappare che chi gli aveva sparato era “grande di sistema”: cioè, secondo la pubblica accusa e ferma restando per gli indagati la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, una persona di una certa età inserita da tempo in un gruppo malavitoso.
Le indagini dei poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra Mobile (dirigente Giovanni Leuci, vicequestore Luigi Vissicchio) si basano sulle immagini di una telecamera attiva ai Quartieri Spagnoli e sulle intercettazioni a carico di Carmine Grammatica, dalle quali emerge la sua attività di venditore di “fumo” a largo Baracche per la quale risulta indagato a piede libero insieme con il padre Salvatore. Per entrambi il gip ha respinto la richiesta di misura cautelare. Ma la vicenda più importante trattata nelle 24 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare riguarda il ferimento del 21enne, il quale nelle conversazioni registrate avrebbe fatto riferimenti sia a Eduardo Saltalamacchia che a Ciro Burraccione. In un’altra occasione diceva che non si sarebbe messo paura: “Eh, che ha fatto…ora sai che c’è? Mi devono sparare in testa?”.
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