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L'iniziativa

Foibe, Valditara a Napoli: c'è ancora chi nega o minimizza

Il ministro dell'Istruzione per l'arrivo del “Treno del ricordo”

Foibe, Valditara a Napoli: c'è ancora chi nega o minimizza

NAPOLI. "Ancora oggi c'e' qualcuno che non vuole essere consapevole, anzi che nega o minimizza quella tragedia". Lo dice, riferendosi alle foibe, il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara. A Napoli, tappa dell'arrivo del “Treno del ricordo. L'esodo giuliano dalmata”, il ministro sottolinea che "prima di fare riflessione sull'oggi, dobbiamo essere consapevoli degli errori che sono stati fatti nel nostro passato". "Non dobbiamo dimenticare che ci sono stati tanti totalitarismi, quello fascista, nazista e quello comunista, che hanno avuto in diverse realta' e in diverse epoche delle responsabilita' drammatiche, che devono essere ricordate per vaccinarci nei confronti di qualunque possibilita' di ritorno di eventi che possano in qualche modo non mettere al centro il valore della persona - aggiunge - il ricordo ci consente di capire la tragedia di queste migliaia di italiani perseguitati, uccisi, gettati nelle foibe, alcuni ancora vivi".

"La tragedia delle centinaia di migliaia di nostri connazionali costretti ad abbandonare le loro terre in Istria, in Dalmazia, a Fiume - dice ancora Valditara - rappresenta una delle ferite piu' gravi che il '900, ha inferto alla nostra coscienza nazionale, di questo dobbiamo esserne consapevoli tutti. Perche' c'e' stato un periodo in cui molti italiani non volevano essere consapevoli di questo". "Ci furono alcuni che di fronte ai treni degli esuli che arrivavano privi di tutto, si mettevano sui binari. Non li volevano - rimarca il ministro - quelli non erano fascisti, quelli erano semplicemente italiani costretti a scappare dalla loro terra". Il ministro ricorda cio' che la Commissione storico culturale congiunta Italo-slovena, ha rilevato.

"L'impulso primo della repressione, che porto' a quella atrocita', parti' da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosita' nazionale ideologica diffusa nei quadri partigiani titini. E allora - spiega Valditara - dobbiamo essere chiari su queste responsabilita' che si accompagnarono e seguirono anche le responsabilita' gravi del fascismo, sia ben chiaro, nessuno lo deve dimenticare, ma quella violenza di Stato assunse le vesti del comunismo, ed e' il comunismo l'orizzonte a cui guardavano le milizie di Tito mentre scacciavano, perseguitavano, opprimevano, massacravano italiani incolpevoli".

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