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Maxi-estorsione con rogo, i rampolli del clan rischiano

Patto tra gli Abbinante e i Grimaldi, chiesti sette anni per il figlio del boss

Maxi-estorsione con rogo, i rampolli del clan rischiano

Nei riquadri gli imputati Francesco Abbinante, Francesco Pio Esposito e Renato Pugliese

NAPOLI. Patto tra la mala di Scampia e quella di Secondigliano per tentare una maxi-estorsione da mezzo milione di euro, i rampolli dei clan Abbinante e Grimaldi rischiano grosso. Dopo il rinvio a giudizio scattato a dicembre scorso, il processo di primo grado che si sta celebrando innanzi al gip Comella entra nel vivo con la requisitoria del pubblico ministero, che ha richiesto condanne di assoluta consistenza: 7 anni per Francesco Abbinante, 4 anni e 2 mesi per Donato Cacace, 4 anni a testa per Francesco Pio Esposito, Maurizio Cicala, Luigi Estatico e Renato Pugliese.

La prossima udienza è fissata per il 13 marzo, quando la palla passerà al collegio difensivo (avvocati Luca Mottola, Leopoldo Perone, Domenico Dello Iacono, Giuseppe Perfetto e Bruno Carafa), chiamato ad aprire una breccia in un quadro indiziario rivelatosi fin qui granitico. «Dovete dare tutto a me, perché tutto quello che avete è di mio padre».

Il rampollo della mala di Scampia Francesco Abbinante, figlio del capoclan Guido Abbinante, era stato perentorio. Le vittime designate, titolari dell’azienda Autoricambi Fans con punti vendita a Giugliano e Qualiano, avrebbero dovuto abbassare la testa e versare al giovane ras 500mila euro e consegnare due appartamenti di loro proprietà.

Quando però questo non è accaduto, ecco che la furia del clan si è scatenata: la sera del 19 aprile scorso uno dei negozi è stato incendiato e, dopo poco, la società ha anche chiuso i battenti. A distanza di pochi mesi le indagini sono però arrivate a una volta e a settembre sono finite in manette cinque persone, tra cui alcuni esponenti del clan Grimaldi di Soccavo. Gli imputati, stando alle indagini della Squadra mobile di Napoli, avrebbero richiesto alle vittime tangenti estorsive per un ammontare di 500mila euro, oltre a due appartamenti.

Le minacce si sono protratte per circa sei mesi, dall’autunno 2023 alla primavera scorsa, e sono culminate nell’incendio doloso dei locali di un’attività di rivendita. A dare il via all’escalation di violenza sarebbe stato Abbinante junior, che il 9 ottobre 2023 si sarebbe presentato nel negozio di autoricambi minacciando uno dei titolari: «Tutto quello che fate qua, passo una volta al mese, mi dovete dare tutto a me, perché tutto quello che avete è di mio padre».

Il copione si ripete il 2 aprile 2024, quando Pugliese, Cicala ed Estatico, esponenti del clan Grimaldi, dicevano al titolare «di essere venuti a nome di Guido Abbinante, il quale pretendeva 500mila euro e due appartamenti». Il 18 aprile le cose iniziano a precipitare. Cacace, dopo la chiusura del negozio di Qualiano, sperona uno dei dipendenti con l’auto e chiede se fosse lui il proprietario dell’attività.

L’ultimo atto si consuma la notte del 19 aprile, quando un commando appicca il fuoco alla saracinesca dell’Autoricambi Fans. La fiamme furono per fortuna domate dai vigili del fuoco, ma di lì a qualche tempo i titolari decisero di chiudere la società. Le indagini nel frattempo hanno però fatto il proprio corso fino agli arresti.

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