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Il processo
19 Febbraio 2025 - 08:41
NAPOLI. Condannato, ma senza stangata. Antonio Angelino, alias “Tibiuccio”, l’ultimo boss di Caivano dopo il tracollo dei clan Sautto e Ciccarelli, torna alla sbarra per la conclusione del processo di primo grado che lo vede imputato per camorra e una sfilza di estorsioni, ma riesce a cavarsela con una pena ben al di sotto delle aspettative della Procura.
Il ras, difeso dagli avvocati Rocco Maria Spina e Maria Grazia Padula, è stato infatti assoluto dall’accusa di associazione mafiosa e da otto episodi di racket. Angelino è stato così condannato a otto anni di reclusione “solo” per quattro estorsioni. Per lui il pubblico ministero aveva invece invocato 14 anni di carcere.
Il gip Logozzo ha poi inflitto le seguenti condanne: Giancarlo Bervicato, 10 anni di carcere; Raffaele Bervicato (pentito), 6 anni e 6 mesi; Giuseppe Caiazzo, 8 anni e 10 mesi; Giovanni Cipolletti, 10 anni e 4 mesi; Antonio Cristiano 5 anni e 4 mesi; Raffaele Cristiano, 5 anni e 4 mesi; e Antonio D’Andrea, 5 anni e 4 mesi.
Tutti gli imputati, a eccezione del presunto boss Angelino, nel corso del rito abbreviato avevano ammesso le proprie responsabilità: ciò nonostante le condanne inflitte dal giudice e nonostante il riconoscimento per molti di loro delle attenuanti generiche, le pene sono state tutt’altro che “soft”.
Il ras di Caivano nei prossimi mesi dovrà però fare i conti anche con altri delicati processi, su tutti quello che lo vede protagonista di un inquietante accordo politico-mafioso con alcuni ex amministratori del comune di Napoli Nord. L’operazione scattata a novembre 2023 e culminata in 18 arresti, rappresentava il secondo atto della retata già eseguita lo scorso mese e anche in questo caso compaiono indagati a dir poco eccellenti.
A cominciare dal boss Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”, esponente di spicco del clan Gallo-Angelino, e Raffaele Bervicato, ritenuto dagli inquirenti il reggente dell’organizzazione dopo la cattura del ras. Tra gli arrestati c’erano anche volti noti della politica locale, come l’ex assessore Carmine Peluso, poi pentitosi, l’ex consigliere comunale di maggioranza Giovanbattista Alibrico e Armando Falco, segretario di Italia Viva a Caivano.
Quanto alle accuse, l’indiscusso dominus dell’organizzazione sarebbe stato proprio “Tibiuccio”, che tra giugno 2022 e agosto 2023 avrebbe coordinato le attività del clan, soprattutto in materia di racket, condizionando anche le procedure di gara per l’affidamento dell’esecuzione di lavori pubblici.
L’assessore Peluso, il consigliere Alibrico, il politico Falco e il tecnico Martino Pezzella all’occorrenza si sarebbero invece messi a sua disposizione facendo da intermediari, cioè acquisendo informazioni sulle assegnazioni alle imprese dei lavori pubblici affidati tramite le determine del dirigente comunale Zampella. Gli imprenditori compiacenti da un lato versavano tangenti agli amministratori e al funzionario Zampella ottenendo gli affidamenti, dall’altro erano costretti a versare somme di denaro nelle casse del clan.
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