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21 Febbraio 2025 - 08:05
Il commissario Vadalà con don Patriciello e la commissione Ecomafie
NAPOLI. «La dotazione che avremo a disposizione per le bonifiche nella Terra dei Fuochi la dotazione finanziaria a disposizione sarà consistente, ma una quantificazione sarà possibile solo dopo la ricognizione di fondi nazionali ed europei entro 60 giorni dalla legge». A dirlo il neo-commissario per le bonifiche nella Terra dei Fuochi, Giuseppe Vadalà, parlando alla Reggia di Carditello nel corso dell’incontro organizzato dalla Commissione parlamentare Ecomafie.
«Tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo partiranno le prime bonifiche di siti inquinati. per questo importante il lavoro di ricognizione dei siti e di caratterizzazione, utile per capire esattamente cosa ci sia nel sottosuolo». Tra l’altro, aggiunge Vadalà, «ci sono già cinque siti indicati dalla Regione Campania, che ha stanziato anche i fondi, per i quali sono state fatte e caratterizzazioni e quindi possono partire le bonifiche. E quando dovranno partire i lavori, le stazioni appaltanti dovranno essere più veloci e efficienti perché non tutte lavorano bene».
I siti indicati dalla Regione, che ha stanziato 70 milioni, sono quelli dell’ex Pozzi Ginori di Calvi Risorta (13 milioni); Lo Uttaro (2,7); la Cava Monti a Maddaloni (20); le discariche Masseria Annunziata e Cuponi Sagliano a Villa Literno (27), e i terreni agricoli ai quali sono stati apposti i sigilli (6): tutti siti indicati dalla Regione al Governo in una lettera del 5 febbraio. Intanto, però, qualche chilometro più in là, e precisamente a Napoli, dall’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar Campania arriva un allarme. È quello del presidente Vincenzo Salamone che non usa mezzi termini: «Il Consiglio dei ministri ha nominato un commissario e c’è il problema delle bonifiche, legato al fatto che chi subisce un ordine di bonifica deve sostenere costi elevati e quindi impugna il provvedimento».
E ancora: «Ci sono diverse problematiche. In primis occorre individuare chi è l’autore dell’inquinamento e poi se questa responsabilità è dovuta a una colpa, se non a dolo, da parte del proprietario dell’area. Ma evidentemente, essendo attività costose, c’è il tentativo da parte degli stessi di non utilizzare le aree e così le bonifiche dovranno essere effettuate dalla pubblica amministrazione, in particolare la Regione, con costi per la collettività».
Secondo Salamone «quando le bonifiche sono molto circoscritte, il sistema della repressione è efficace, ma quando sono particolarmente estese, credo che pretendere le bonifiche dai privati proprietari, che non sempre hanno risorse, vuole dire non ottenere risultati se non quello, come ho detto, che i costi vengono poi sostenuti dall’amministrazione pubblica».
Il rischio, quindi, è quello di un aumento del contenzioso. Infine: «La sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo pone il limite della moratoria di due anni ma dopo questo periodo qualunque cittadino si ritenga leso per patologie che sono state contratte può chiedere un risarcimento allo Stato. E sono oneri altissimi». Il tutto mentre il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, sulla questione bonifiche taglia corto: «I Comuni non sono assolutamente in grado di poter reggere il costo delle bonifiche e per questo il Governo centrale, come già accaduto in passato, deve farsi carico dei costi e dei processi».
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