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Camorra

Fuga finita per il ras Riccardi

Retata a Ponticelli, stanato dai carabinieri il presunto reggente del clan De Micco

Fuga finita per il ras Riccardi

Nel riquadro Fabio Riccardi, 41 anni

NAPOLI. Blitz-lampo e la latitanza del ras dei De Micco giunge al capolinea. Irreperibile da novembre, Fabio Riccardi, 41enne esponenti di spicco del clan degli “Bodo”, è stato catturato ieri pomeriggio a Ponticelli: il ricercato si nascondeva in un appartamento di via Ungaretti, dove è stato rintracciato e arrestato dai carabinieri.

All’ingresso in casa dei militari dell’Arma, Riccardi non ha opposto resistenza e si è lasciato ammanettare senza tante storie. Indagini in corso su chi possa averne agevolato la fuga in questi mesi. Gli inquirenti non escludono che il ras non si sia mai allontanato dalla periferia est. Proseguono intanto le ricerche dell’altro uccel di bosco: Giuseppe Perrella, anch’egli considerato affiliato al clan De Micco.

Dopo la richiesta di misura cautelare, il gip aveva firmato un provvedimento restrittivo nei confronti di quattro persone: Fabio Riccardi, detto “Fabiolino”, Giuseppe Perrella, Romualdo Amitrano, figlio di Domenico Amitrano detto “Mimì ’a puttana”; Alessio La Volla. Tutti considerati vicini ai De Micco. Il sequestro di persona in concorso, contestato, è aggravato dal 416bis.

Le indagini dei carabinieri, una volta saputo del sequestro del fratello del ras detenuto Francesco Audino “’o cinese”, avvenuto in un bar del rione De Gasperi, andarono a casa del fratello di Francesco Audino e lo interrogarono.

Inizialmente la vittima diede una spiegazione ritenuta dal gip poco convincente, avendo capito gli investigatori che si trattava di una vicenda di camorra nonostante l’uomo lavori onestamente e non partecipi alle attività del fratello, originario di Barra poi trasferitosi a Ponticelli.

Cosicché i carabinieri piazzarono una microspia nell’abitazione del rapito e visionarono con attenzione le immagini della telecamera interna e interna del locale, acquisendo diversi indizi e ricostruendo la dinamica del grave episodio.

Intorno alle 18 del 27 agosto nel bar entrarono in tre: Giuseppe Perrella, Romualdo Amitrano e Alessio La Volla. Con modi spicci e perentori invitarono, ma sembra più un ordine, il fratello di Audino a seguirli. Lui fece un po’ di resistenza, sia inizialmente che mentre si incamminava al centro di una fila indiana. Ma dovette fare buon viso a cattivo gioco.

Arrivati alla macchina, si vede Alessio La Volla che gli indicava di salire a bordo con un movimento degli occhi che non ammetteva repliche. All’arrivo a destinazione, i quattro uomini trovarono ad attenderli Fabio Riccardi, considerato il reggente del gruppo, e una decina di altre persone non ancora identificate. Meno di un’ora dopo l’ostaggio era tornato a casa, spaventato.

Nel corso delle indagini il fratello di Audino è stato sentito più di una volta, ma non ha mai voluto fare i nomi dei sequestratori che secondo gli inquirenti conosceva. Il rapimento sarebbe stato la vendetta per l’aggressione di cui Audino si sarebbe reso protagonista in carcere ai danni di Salvatore De Martino, ras degli “Xx”, gruppo da tempo alleato proprio del clan De Micco.

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Commenti all'articolo

  • luisito

    21 Febbraio 2025 - 09:42

    mai un atto di coraggio da parte di questi parassiti

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