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Camorra
25 Febbraio 2025 - 08:51
Nei riquadri l’ex boss Salvatore Giuliano e i coimputati Salvatore Barile, Ciro Giuliano, Domenico De Martino e Massimo Somma
NAPOLI. Patto di ferro tra le nuove leve dei clan Giuliano e Mazzarella, ras e gregari della mala del centro storico di Napoli vanno alla sbarra dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata nelle scorse settimane dalla Procura. Ieri mattina, davanti al gup Girardi, è stata celebrata l’udienza preliminare e tutti i neo imputati hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato, puntando così a un importante sconto di pena in caso di eventuale condanna.
Il prossimo 12 marzo il giudice scioglierà le riserve in merito alle richieste di “abbreviato condizionato”, dopo di che, nelle udienze successive, la palla passerà al pubblico ministero e al collegio difensivo. La sentenza dovrebbe essere pronunciata a inizio luglio. A processo andranno 29 imputati: Emanuele Amoroso, Salvatore Barile, Antonio Bonavolta, Pio Vittorio Calcavecchia, Gennaro Caldarelli, Vincenzo Caldarelli, Giovanni Capuano, Stefano Capuano, Luigi Carrano, Pasquale Casaburro, Giuliano Cedola, Raffaele Cella, Domenico De Martino, Luigi Esposito, Ciro Giuliano, Cristiano Giuliano, Salvatore Giuliano “Bombolone”, Salvatore Giuliano “’o russo” (pentito), Carmine Iafulli, Gennaro Imparato, Salvatore Marino, Angelo Massa, Giuseppe Mauro, Antonio Morra, Cesare Morra, Ciro Oliviero, Massimo Somma, Gennaro Tarascio, Alessio Vicorito.
Molti di loro potrebbero optare per il rito abbreviato, una volta concordata la strategia difensiva con i propri legali. Del collegio difensivo fanno parte, tra gli altri, gli avvocati Leopoldo Perone, Roberto Saccomanno, Domenico Dello Iacono, Carlo Ercolino, Luigi Poziello, Antonio Del Vecchio, Maria Grazia Padula, Giuseppe Perfetto e Mauro Zollo. La strana coppia di malavitosi, capace di compattare in un unico super gruppo i Giuliano e i Mazzarella a Forcella, dove pure anni fa si sono combattute aspre guerre di camorra al punto che in una di essi morì l’innocente Annalisa Durante.
Salvatore Giuliano “’o russo”, poi pentitosi, e Salvatore Barile, il “Totoriello” irriducibile nipote dei boss dello storico clan, ricucirono l’alleanza dando vita a un capillare controllo del territorio attraverso violenza, prepotenza, rapine, estorsioni, traffico di droga e persino una compravendita di posti di lavoro negli ospedali collinari. Il tutto condito dall’associazione mafiosa, aggravante contestata alla maggior parte degli indagati arrestati il 10 luglio scorso in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla Dda: 22 di cui cinque ai domiciliari e nove a piede libero.
Tra i destinatari lo stesso Giuliano, diversi cugini tra i quali Salvatore” “Bombolone” e Cristiano, Gennaro e Vincenzo Caldarelli, “Mimmo” De Martino. Il provvedimento univa i risultati di due investigazioni compiute dalla Squadra mobile, dal Nucleo investigativo dei carabinieri partenopei e dalla squadra giudiziaria del commissariato Vicaria-Mercato. Furono ricostruite le attività del clan con base a Forcella, alla Maddalena, nel rione San Gaetano e alle Case Nuove.
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