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27 Febbraio 2025 - 09:15
NAPOLI. C’è anche un pizzaiolo tra gli indagati (tutti in stato d’arresto e da considerare innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) per il tentato omicidio dell’ex pentito Domenico Amato a Brescia. In cinque, tra cui il boss collaboratore di giustizia Vincenzo Sarno, all’alba di ieri hanno ricevuto la sgradita visita degli investigatori del Centro operativo Dia di Brescia, autori della brillante indagine che ha fatto luce sull’inquietante episodio di gennaio 2022: un incendio provocato ad arte per far uscire di casa il bersaglio designato e ucciderlo.
Così, nei guai sono finiti oltre al ras di Ponticelli come presunto mandante, il nipote Salvatore Sarno, Alessandro Dell’Anna, Giuseppe Parlo e Giovanni Faticato, anch’essi di origini partenopee. Quest’ultimo da qualche tempo lavorava come pizzaiolo ed era tornato nel Napoletano, dove ieri mattina è stato rintracciato e bloccato. Gli inquirenti ritengono che nei giorni precedenti abbia compiuto un sopralluogo finalizzato all’azione di fuoco. L’indagine che ha portato all’adozione del provvedimento restrittivo trae origine dall'incendio, avvenuto nel gennaio 2022 a Brescia, in zona Urago Mella, dell’auto usata da Domenico Amato, ex collaboratore di giustizia che abitava a Brescia.
Il fuoco fu appiccato mediante una diavolina posta su uno pneumatico con lo scopo di avviare una lenta combustione ed attirare, in strada il proprietario della macchina. Ma l’uomo fiutò la trappola e restò alla finestra a guardare senza muoversi da casa, chiamando i pompieri. Arrivarono anche le forze dell’ordine e i componenti del commando, in appostamento pronti a entrare in azione, batterono in ritirata. Dopo il fallimento del progetto criminoso, non c’hanno più provato. Le attività investigative della Dia, svolte con intercettazioni telefoniche e ambientali oltre che con rilievi tecnici a partire dalle celle dei telefonini, hanno svelato l'esistenza di un piano per ammazzare Domenico Amato, che sarebbe stato ideato e organizzato da Vincenzo Sarno con l’aiuto di complici napoletani e locali. Il presunto mandante è già detenuto dal 5 febbraio perché destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Squadra mobile di Napoli per l’omicidio di Gerardo Tubelli a Cercola, il 6 gennaio 1996.
La vittima era un esponente di rilievo del gruppo Maione-Tubelli con base a Cercola, vicino all’Alleanza di Secondigliano, e fu sorpreso vicino casa da un commando con a capo il collaboratore di giustizia ex ras di Ponticelli. Il movente stava nel controllo degli affari illeciti nel comune vesuviano e nel contrasto tra i Sarno, alleati storici dei Mazzarella, e i nemici di Secondigliano. A Brescia invece, sempre la Dia e nell’ambito della stessa inchiesta che vede al centro Vincenzo Sarno, ha compiuto tre arresti. Uno è stato colto negli attimi successivi all’acquisto di un fucile. Anche nei confronti degli altri due si era proceduto per detenzione e porto di arma in luogo pubblico: due pistole Beretta.
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