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I dati
28 Febbraio 2025 - 08:29
Luca Bianchi
NAPOLI. Nel quinquennio 2019-2023 il Pil dell'Italia è cresciuto del 3,5 per cento e la Campania si è attestata tra regioni con le performance migliori e superiore alla media nazionale. È quanto emerge dai dati Svimez, presentati ieri nel corso dell'iniziativa dal titolo “Crescita economica e riqualificazione urbana: una città per restare”, che si è tenuta a Napoli presso la Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato.
La crescita cumulata del Pil della Campania «è stata di +4,9 per cento trainata dalla crescita degli investimenti in costruzioni (prezzi nominali) che ha segnato + 63,6 per cento rispetto al livello del 2019», è annotato nel rapporto. Per il 2024, le stime Svimez continuano a registrare, per il secondo anno consecutivo, un'accelerazione, sebbene più contenuta rispetto al triennio quadriennio precedente, del Sud (+0,8 per cento) sul Nord (+0,6 per cento).
La dinamica degli investimenti in costruzioni si riconferma tra le componenti più dinamiche della domanda nell'area meridionale, mentre la frenata dell'industria - principalmente dovuta alla debolezza della domanda estera e alle molteplici “crisi” aziendali indotte dai cambiamenti strutturali - dovrebbe impattare più massicciamente sulle economie settentrionali. In questo quadro, per la Campania il 2024 dovrebbe chiudersi con +0,8 per cento, valore che la posiziona, (insieme a Toscana con 1,5 per cento, Umbria con +1,2 per cento e Sicilia con +0,9 per cento) tra le regioni più dinamiche del Paese.
LA DISOCCUPAZIONE E LA FUGA DEI GIOVANI. Ciò nonostante, non mancano le note negative. In Campania l'occupazione della componente giovanile è cresciuta poco (+2,8 p.p.), con un tasso di disoccupazione giovanile tra i più elevati in Europa (40,8 per cento). La Campania - emerge - è anche la regione del Mezzogiorno dove la nuova occupazione è “meno donna” (+4,8 per cento gli uomini; +1,5 per cento le donne), con l'occupazione femminile che apermane su livelli allarmanti da non lasciare intravedere segnali di convergenza di genere.
Il tasso di occupazione femminile (20- 64 anni) nel 2023 è pari a 33,8 per cento, il valore più basso tra tutte le regioni europee, di circa 20 punti inferiore alle più deboli regioni della Grecia, come la Macedonia (52,5 per cento). A ciò si aggiunge la perdita di giovani. Negli ultimi venti anni, nel Mezzogiorno la popolazione è diminuita di 730mila unità: a una perdita di circa 1,5 milioni di cittadini italiani ha fatto riscontro un aumento di poco più di 720mila stranieri. Nel 2023, la quota di popolazione del Mezzogiorno sul totale nazionale è scesa al 33,5 per cento, dal 36 per cento del 2001.
Il Sud ha subito perdite consistenti di giovani: gli under 40 anni sono diminuiti di 3,1 milioni (-28 per cento, contro “solo” il -12,5 per centonel CentroNord). Secondo le stime di Svimez, tra il 2013 e il 2022 i giovani laureati (25-34 anni) che hanno lasciato il Mezzogiorno per il Centro-Nord sono quasi 200mila. Negli stessi anni, hanno lasciato la Campania 53.953 giovani laureati.
Le migrazioni intellettuali da Sud a Nord sono alimentate anche dalla mobilita' studentesca: due studenti meridionali su dieci (20mila all'anno) si iscrivono a una triennale al Centro-Nord, quasi quattro su dieci (18mila all'anno) a una magistrale in un ateneo settentrionale. «Per rafforzare i settori innovativi e contrastare l'esodo di talenti occorre però anche aumentare le retribuzioni. In questo quadro la Svimez propone una Decontribuzione Sud rafforzata (sgravi contributivi per gli occupati meridionali) per le aziende che occupano laureati con contratti a tempo indeterminato e garantiscono salari adeguati», ha detto Luca Bianchi.
«Napoli - ha continuato Bianchi - è il luogo in cui esplodono le contraddizioni di un Mezzogiorno diviso tra una nuova stagione di dinamismo economico e culturale e la persistenza di fragilità strutturali. Occorre governare questi processi di cambiamento con politiche volte, in primo luogo, a migliorare le opportunità di accesso al mercato del lavoro e di partecipazione democratica dei giovani. Arginare l'emigrazione dei giovani, soprattutto ad alta scolarizzazione, è la priorità delle politiche di sviluppo, con interventi coerenti di diffusione dell'innovazione nei processi economici e sociali. In questo quadro, emergono i rischi di una ripresa basata esclusivamente su settori a basso valore aggiunto e con basse e intermittenti retribuzioni».
Ha aperto il convegno il vicepresidente dell'Associazione Altra Napoli Antonio Roberto Lucidi che ha ribadito come «da qualche anno la città ha visto la realizzazione di numerosi progetti di riqualificazione territoriale portati avanti da organismi del terzo settore. Una virgola urbana la chiamerei, caratterizzata dal cambiamento, una lotta alle povertà educative, all'abbandono scolastico, al recupero di siti troppo spesso abbandonati da affidare alla cura dei ragazzi del territorio rappresentano i punti chiave su cui si poggiano questi interventi. Tali progetti, nati dal rapporto paritetico pubblico-privato, rappresentano una concreta possibilità perché i giovani della città possano avere un'alternativa valida per poter restare».
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