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Il caso

Agente massacrato in carcere

Sangue nell’istituto di Poggioreale, poliziotto penitenziario finisce al Cardarelli

Agente massacrato in carcere

il carcere di Poggioreale

NAPOLI. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) denuncia «l’ennesima grave aggressione subita da un poliziotto penitenziario in servizio presso il carcere di Poggioreale». «Secondo le prime ricostruzioni - si legge in una nota del Sappe - un detenuto straniero ha improvvisamente aggredito un poliziotto, causandogli ferite che hanno richiesto cure mediche presso ospedale Cardarelli. Per fortuna l’agente non è in pericolo di vita, ma l’episodio riaccende i riflettori sulla crescente violenza all’interno degli istituti penitenziari».

Il dirigente Sappe della Campania Raffale Serra, esprime «solidarietà al collega ferito» e ribadisce «con forza la necessità di interventi urgenti per garantire maggiore sicurezza al personale di polizia penitenziaria». «Non possiamo più tollerare questa escalation di violenza. Servono provvedimenti concreti e immediati da parte delle istituzioni per tutelare chi ogni giorno svolge il proprio lavoro con dedizione in condizioni critiche - sottolinea Tiziana Guacci segretario regionale del Sappe - Il personale di polizia penitenziaria nel carcere partenopeo opera quotidianamente in condizioni di carenza di personale (una carenza di circa 200 agenti) e con un sovraffollamento di circa il 100 per cento di detenuti, ma continua a garantire la sicurezza delle strutture penitenziarie con dedizione e professionalità. Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari».

Già il 17 dicembre scorso si erano registrati momenti di forte tensione all’interno del penitenziario “Giuseppe Salvia”. Quel giorno un nutrito gruppo di detenuti ha organizzato e attuato una violenta protesta, andata avanti per diverse ore. La rivolta è scoppiata all’interno del reparto Milano e ha coinvolto decine di ristretti che, stando alla poche informazioni trapelate, avrebbero messo a soqquadro le celle e danneggiato alcune suppellettili. Se l’escalation di violenza non ha avuto esiti tragici è stato grazie al tempestivo intervento della polizia penitenziaria: oltre cento agenti sono stati infatti impegnati fino alla prima serata di ieri per contenere l’emergenza e riportare la calma all’interno dell’istituto.

Il caso è però tutt’altro che chiuso. Sulla vicenda è stata infatti aperta un’indagine, finalizzata a individuare i responsabili della rivolta. Ancora oggi non sono infatti del tutto chiari i motivi della protesta. La protesta andata in scena quel pomeriggio rimanda intanto la memoria ai drammatici fatti dell’8 marzo 2020, quando in pieno lockdown si è scatenato il panico all’interno della casa circondariale “Giuseppe Salvia”: detenuti in rivolta, suppellettili distrutte o addirittura incendiate, così come interi padiglioni, e diversi agenti di polizia penitenziaria minacciati di morte da esponenti della criminalità organizzata. Dopo due anni di indagini, la Procura a novembre 2022 aveva chiesto e ottenuto l’udienza preliminare per 56 imputati accusati di aver preso parte alla rivolta.

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