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05 Marzo 2025 - 09:45
il boss di Ponticelli Francesco De Martino e il figlio Salvatore: entrambi al vertice del clan degli “Xx” e attualmente detenuti
NAPOLI. Un nuovo tsunami è pronto ad abbattersi sulla mala di Ponticelli. Giovanni Braccia, fedelissimo del boss Francesco De Martino, capo del clan degli “Xx”, e a sua volta figura al vertice del gruppo che ha la propria roccaforte nel rione Fiat, ha deciso di collaborare con la giustizia. Arrestato pochi mesi fa nel blitz che, con l’esecuzione di sessanta arresti, ha decapitato il cartello De Micco-De Martino, Braccia ha già reso diversi interrogatori agli inquirenti della Dda di Napoli, nel corso dei quali ha puntato il dito contro decine di ras e affiliati.
Il neo pentito ha poi fatto luce su uno dei principali business del clan, cioè la gestione monopolista degli alloggi popolari. «Quando un alloggio pubblico era libero ha spiegato il neo collaboratore a Ponticelli veniva occupato dopo aver pagato la camorra e in particolare il clan De Martino. Se l’appartamento era chiuso allora Francesco De Martino ordinava di venderlo». E ancora: «Il prezzo veniva fissato secondo le possibilità economiche della parte acquirente. Se invece l’alloggio era occupato, il soggetto che lo occupava, sia regolarmente che irregolarmente, incassava una somma che si poteva aggirare intorno ai 30.000 euro. Da questa somma andavano sottratti 5.000 euro da versare a Francesco De Martino in qualità di capoclan. Anche chi acquistava doveva pagare la somma di 5.000 euro al clan. Queste somme venivano versate ai De Martino per tutti gli alloggi di Ponticelli “di sotto”, ovvero rione Incis, rione Fiat e via Argine. Per quanto riguarda Ponticelli “di sopra” lo stesso avviene a beneficio dei De Micco “Bodo”».
Insomma, senza il placet della cosca nessun immobile poteva essere ceduto: «Il versamento di queste somme era obbligatorio sia per gli occupanti che per i venditori. In caso contrario questi ultimi sarebbero stati sbattuti fuori dai De Martino». L’ormai ex boss di Ponticelli ha poi rivelato anche i nascondigli delle armi usate per combattere la guerra contro i rivali De Luca Bossa: «Si trovano in via Hemingway nei pressi della mia salumeria. In particolare all’interno di un magazzino sotto lo stesso porticato... Si trovano nel soffitto all’altezza di un buco dove prima era collocato un condizionatore. Si tratta di una pistola 9x21, una pistola calibro 38, due pistole 6 mm complete di serbatoio e proiettili, un fucile mitragliatore».
Il neo collaboratore di giustizia ha poi rivelato un inquietante particolare: «Francesco De Martino e la moglie andavano a prendere la nipote, ovvero la prima figlia di Salvatore De Martino, scortati da soggetti armati. Io stesso ho visto che Lina e De Martino erano accompagnati da Alessio Velotti, che era armato di pistola. Ho visto anche un altro soggetto armato che faceva parte di questo servizio di scorta». Su questa vicenda già l’estate scorsa si erano accesi i riflettori della Direzione distrettuale antimafia. L’inchiesta aveva rivelato come l’emergente ras Salvatore De Martino, figlio di Francesco, avesse perseguitato l’ex compagna dopo la rottura del rapporto facendo leva sulla figlia.
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