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Il retroscena sul giro di tangenti all'Asl

Esposto anonimo, poi la svolta: riflettori puntati su tre dirigenti

Le indagini imbeccate dalla denuncia del dg Ciro Verdoliva

Esposto anonimo, poi la svolta: riflettori puntati su tre dirigenti

. Il vaso di Pandora ben nascosto in alcuni uffici del distretto sanitario 24 è stato scoperchiato grazie a una batteria di sistemi tecnologici d’avanguardia: quattro microtelecamere con audio incorporato piazzate dentro la sede di via Chiatamone 33; una posizionata all’esterno di uno studio privato di medicina estetica e l’ultima all’ingresso dell’abitazione di uno dei medici in servizio; due gps installati sotto altrettante autovetture. A ciò vanno aggiunte le intercettazioni telefoniche a grappolo compiute nei canonici sei mesi di indagini preliminari e in qualche caso con proroga ulteriore, che hanno convinto la Procura di Napoli diretta da Nicola Gratteri (su minuziose indagini dei carabinieri del Nas guidati dal colonnello Alessandrino Cisternino) a incriminare ben 96 persone. Un ruolo di rilievo nell’inchiesta spetta a tre sanitari dirigenti, considerati i personaggi chiave: Margherita Tartaglia, Luigi Rinaldi e Federico Amirante. Ferma restando per loro, e per tutti gli indagati, l’assoluta presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva. La vicenda è cominciata con l’arrivo di una lettera anonima all’Asl Napoli 1 che il direttore generale Ciro Verdoliva non ha sottovalutato, ma che anzi è diventata l’oggetto di una denuncia presentata dal manager. In essa la fonte, che sembrava ben informata, segnalava diversi casi di assenteismo ripetuti nel distretto sanitario 24, finito così nel mirino degli investigatori del gruppo specializzato dei carabinieri. Presumibilmente di notte gli uomini dell’Arma hanno montato gli apparecchi di intercettazione audio-video e dalla visione delle immagini nonché dall’ascolto delle conversazioni tra presenti sono spuntati altri reati oltre quello della truffa per l’allontanamento dagli uffici in orario di servizio senza autorizzazione. In particolare sono stati monitorati gli uffici al secondo piano della cittadella nell’Asl nel quartiere bene di Napoli, in uso ai dottori Margherita Tartaglia, Luigi Rinaldi e Federico Amirante. I quali, così come tutti gli indagati nell’inchiesta che hanno frequentato gli uffici del distretto tra il 2023 e l’inizio del 2024, parlavano o agivano liberamente senza minimamente sospettare di essere sotto una lente d’ingrandimento. Dal vaglio delle conversazioni e dai movimenti ripresi dalle telecamere è stata così scoperta una rete composta da referenti di imprese funebri, procacciatori orbitanti intorno al mondo dell’invalidità civile, appartenenti a patronati e Caf, agenzie private e dipendenti del Comune di Napoli, in servizio all’anagrafe e al cimitero. Va sottolineato che si tratta di casi singoli e non si deve assolutamente fare di tutt’erba un fascio. Le responsabilità penali sono personale e non vanno mai criminalizzate categorie di enti o di lavoratori. L’inchiesta (coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Amato) si basa su un’enorme mole di intercettazioni e riprese filmate, comprese quelle che certificano l’uscita dal lavoro di alcuni indagati, la timbratura dei badge fatta da colleghi al posto di altri e in un caso di un vigilante per una cortesia alla dottoressa Tartaglia. Di rilievo anche una ripresa da cui si evince il conteggio elaborato da un impresario funebre della “mazzetta” per sette pratiche “sospette”, da consegnare a un dipendente comunale: 140 euro, 20 euro per ognuna di queste.

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