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I verbali inediti
14 Marzo 2025 - 08:57
Nella foto la boss ergastolana Anna De Luca Bossa; nei riquadri la neo collaboratrice di giustizia Luisa De Stefano e Gaetano Carrano
NAPOLI. Luisa De Stefano, da pochi mesi ex ras in gonnella del gruppo delle Pazzignane, vuota sempre più il sacco e dimostra agli inquirenti della Dda di Napoli di essere in possesso di centinaia di informazioni scottanti. Dal vaso di Pandora la neo pentita questa volta tira fuori un cold case: l’agguato che tra il 18 e il 19 luglio 2014 era quasi costato la vita alla boss di Ponticelli Anna De Luca Bossa, esponente di spicco del clan del lotto 0 già condannata in via definitiva alla pena dell’ergastolo per aver concorso agli omicidi di Raffaele Cepparulo e dell’innocente Ciro Colonna.
Per il tentato omicidio consumatosi nella villa comunale di via Aldo Merola nel 2019 era già stato arrestato il presunto esecutore Gaetano Carrano. Ma il caso, secondo la collaboratrice di giustizia, non sarebbe chiuso. Di quella micidiale imboscata Luisa De Stefano ha parlato nell’interrogatorio reso appena il 14 gennaio scorso: «Ho visto personalmente i segni dei colpi che ha ricevuto, è viva per miracolo. Anna mi ha raccontato che ha fatto finta di essere morta».
E giù di dettagli, con la consueta e doverosa premessa che tutte le persone citate vanno ritenute innocente fino all’eventuale condanna definitiva: «A sparare è stato il fratello di Pietro Carrano, su mandato di Roberto Scala, quest’ultimo all’epoca reggente del clan De Micco, sottoposto a sorveglianza speciale».
E ancora: «Il fratello di Pietro - ha spiegato De Stefano - poco dopo l’agguato fu arrestato per un altro reato. La madre si fece accompagnare da mia cugina Gabriella a casa di Roberto Scala per farsi dare il denaro necessario al mantenimento del figlio che Scala gli doveva in quanto affiliato, nonché per avergli fatto il piacere di sparare a De Luca Bossa».
Quanto al movente, «anni prima il fratello di Roberto Scala, Mario, lavorava con i Sarno nelle piazze di spaccio di eroina del rione De Gasperi. Durante una perquisizione gli trovarono in tasca il numero di telefono di un appartenente alle forze dell’ordine. Poco dopo questo ragazzo è scomparso. È stato ucciso su ordine dei Sarno dai De Luca Bossa perché ritenuto un infame. Non so se vi siano ulteriori ragioni del fatto che i De Micco abbiano deciso di eliminare proprio lei, ma posso immaginare che questa scelta sia caduta su uno dei pochi De Luca Bossa liberi, all’epoca, sul territorio di Ponticelli».
Secondo la ex boss dei rioni Pazzigno e De Gasperi, si sarebbe trattato dunque di una vendetta trasversale. Una questione di vendette, tra due clan già da tempo ai ferri corti. De Stefano ha infine fornito ai pm ulteriori dettagli: «Quando è stata dimessa ed è tornata a casa a Bartolo Longo, sono andata a trovarla con Enza Maione... L’avevano massacrata di colpi, ha ancora proiettili ritenuti». Di lì a breve si sarebbe dovuta consumare un’ulteriore vedetta: «Ci concentrammo sul fratello di Scala, ma frequentava un bar presso la villa di Ponticelli, vicino alle giostre dei bambini, era troppo pericoloso». Il piano di morte si concluse così in un nulla di fatto.
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