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Camorra

Doppio racket dai domiciliari, passaggio di consegne tra ras

Clan Mazzarella, il capozona Virente tradito dalle intercettazioni

Doppio racket dai domiciliari, passaggio di consegne tra ras

Giro di estorsioni e affari illeciti nel quartiere di Poggioreale: nelle foto Raffaele Bove, Salvatore Ricciardi e Maurizio Virente

NAPOLI. Dai domiciliari avrebbe organizzato l’estorsione da 100mila euro ai titolari di una sala scommesse: non una ma due volte, dopo il primo tentativo andato a vuoto. È questa la circostanza da cui inquirenti e investigatori traggono la convinzione del ruolo apicale di Maurizio Virente all’interno del clan Mazzarella.

Non soltanto per la parentela: è infatti lo zio del ras Michele Mazzarella. Ora sono entrambi detenuti per vicende diverse mentre erano liberi all’epoca dell’inchiesta che ha condotto il carcere il 50enne, al quale il più giovane nipote aveva affidato la gestione degli affari illeciti nel quartiere Poggioreale.

«Zio, viratell tu là (occupati di quella zona)». Così si sarebbe espresso Michele Mazzarella (estraneo all’indagine) parlando con Maurizio Virente, ritenuto il capo del gruppo legato ai Mazzarella finito nel mirino della polizia e della Dda e al quale era stato affidato il quartiere orientale di Napoli nella ricostruzione degli inquirenti. Così, in sei sono finiti in manette lo scorso 26 febbraio al culmine di un’indagine per estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Sotto scacco c’erano i titolari di una sala scommesse, ai quali sarebbe stato chiesto un “pizzo” da ben 100mila euro per continuare l’attività imprenditoriale. A fare luce sulla vicenda sono stati i poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile della Questura, coordinati dalla Dda.

Un’inchiesta lampo, partita dalla denuncia delle vittime a ottobre 2024 corredata dalla consegnare di immagini di videosorveglianza e, come spieghiamo meglio a parte, da intercettazioni ambientali che non sembrano dare adito a equivoci. Fermo restando che tutti gli indagati devono essere ritenuti innocenti fino all’eventuale condanna definitiva, sono stati arrestati Maurizio Virente, 50 anni; Salvatore Ricciardi, 42; Vincenzo Basso, 20; Raffaele Bove, 49; Maria Febbraio (moglie di Bove), 45, Felice Ferretti, 32enne.

Solo per la donna il gip, che compare in un solo capo d’imputazione, ha disposto i domiciliari. Investigatori e inquirenti dell’Antimafia hanno ricostruito i ruoli dei componenti del gruppo, a cominciare da Maurizio Virente. Detenuto ai domiciliari nella sua abitazione di via Comunale Ottavino a san Giovanni a Teduccio, avrebbe tentato senza successo nella serata del 25 ottobre 2024 l’estorsione insieme con due persone al momento ignote.

Il giorno dopo avrebbe chiesto a Salvatore Ricciardi, suo alter ego, due uomini per eseguire l’azione illecita per poi ricevere a casa Raffaele Bove, Felice Ferretti e Vincenzo Basso. Ricciardi, allora detenuto a Siracusa, a sua volta deve rispondere del fatto di aver messo disposizione di Virente il nipote, Basso, e Ferretti.

Autori materiali della richiesta di tangente sarebbero stati Felice Ferretti e Vincenzo Basso. Il primo in particolare avrebbe intimato a un dipendente della sala scommessa di riferire al titolare la frase: “deve portare 100mila euro ai Mazzarella. Mentre Raffaele Bove si sarebbe posizionato a poca distanza dal luogo del reato per dare protezione ai complici, utilizzando uno scooter “pulito” al quale era stata tolta la targa.

Infine, Maria Febbraio, secondo l’accusa, avrebbe accompagnato il marito con una Fiat Panda a Poggioreale presso l’agenzia presa di mira. Un ruolo minore, tant’è vero che il gip le ha concesso gli arresti domiciliari. Maurizio Virente, che ora dovrà rispondere anche del reato di evasione dagli arresti domiciliari, senza il nuovo provvedimento restrittivo ora sarebbe libero avendo terminato il 9 marzo scorso il periodo da trascorrere ai domiciliari per un’inchiesta culminata in un blitz il 4 dicembre 2022.

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