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Il caso
17 Marzo 2025 - 12:05
Pino Paciolla e Anna Motta davanti al murales che chiede giustizia per il figlio Mario
A pochi giorni da un'udienza cruciale, Anna Motta e Pino Paciolla, genitori di Mario Paciolla, il cooperante delle Nazioni Unite tragicamente scomparso in Colombia nel luglio 2020, lanciano un appello accorato affinché le indagini sulla morte del loro figlio non vengano archiviate. «Mario è stato ucciso», affermano con fermezza, mentre si preparano a partecipare a un presidio il prossimo 19 marzo, giorno in cui il giudice dovrà decidere sul futuro del caso.
Mario Paciolla, impegnato nella verifica del rispetto degli accordi di pace tra il governo colombiano e le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), è stato trovato morto il 15 luglio 2020. Sin dall'inizio, la sua morte è stata classificata come suicidio, una versione che i genitori rifiutano di accettare. Le circostanze che circondano il decesso di Mario, insieme alle «incongruenze emerse nell'operato degli investigatori e delle autorità delle Nazioni Unite presenti sul posto», hanno alimentato un clima di crescente dubbi e incertezze.
«Le tantissime circostanze ambigue e le incongruenze che caratterizzano l'operato degli investigatori - spiega Pino Paciolla - ci hanno sempre portato a chiedere ulteriori chiarimenti. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a una versione dei fatti che ci sembra insufficiente e poco credibile».
Anche Anna Motta sottolinea il sostegno ricevuto da amici, colleghi di Mario, e associazioni come Art21, composta da esponenti del mondo della comunicazione, della cultura e dello spettacolo. «Da sempre - afferma - sono al nostro fianco in questo percorso di verità e giustizia. L'appuntamento per tutti è per il 19 marzo dalle 9 per un presidio, una “scorta mediatica", davanti alla sede del tribunale di Piazzale Clodio».
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