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Malanapoli

Faida di Miano, svolta vicina

Omicidio Abenante-Avolio, i due “ribelli” già minacciati prima dell’agguato mortale

Faida di Miano, svolta vicina

Nella foto i rilievi dei carabinieri sulla scena del crimine; nei riquadri le vittime Francesco Abenante e Salvatore Avolio

NAPOLI. Sarebbero stati avvertiti con minacce più o meno larvate e invitati a non alzare troppo la testa. Ma Francesco Abenante e Salvatore Avolio non c’avrebbero dato peso, continuando a girare per Miano con aria spavalda. Così, dando l’impressione negli ambienti di malavita di aspirare a un ruolo di ras, il 3 febbraio scorso gli affiliati a un gruppo nemico li hanno uccisi platealmente.

Per gli investigatori potrebbe essersi trattato di un attacco organizzato addirittura in carcere da qualcuno originario del quartiere che avrebbe sul territorio sicari a disposizione. Così la pista di un agguato maturato nell’ambito della guerra tra i Cifrone-Scognamiglio (“Miano di sopra”) e i Pecorelli-Catone-Balzano (“Miano di sotto”) non sarebbe l’unica seguita.

In ballo a Miano c’è l’eredità del clan Lo Russo: controllo camorristico sul territorio con passaggi di mano di droga ed estorsioni in primo piano, tesoretto nascosto in apparenti attività lecite, anche a Dubai secondo alcuni investigatori. Ecco l’ipotesi maggiormente tenuta in considerazione per spiegare l’agguato a Francesco Abenante e Salvatore Avolio, legati al gruppo che maggiormente si sarebbe inserito nel solco dei “Capitoni” di Miano.

Un quartiere finito di nuovo clamorosamente sotto la lente d’ingrandimento dell’anticamorra per la clamorosa sparatoria, costata la vita al 34enne e al 32enne, amici che spesso giravano insieme in scooter. Sul duplice omicidio stanno indagando i carabinieri del Nucleo investigativo del reparto territoriale di Napoli, secondo i quali Francesco Abenante e Salvatore Avolio facevano parte dello stesso gruppo, i Pecorelli-Catone. Così i nemici, conoscendo le loro abitudini e i luoghi che frequentavano, si sono organizzati per ucciderli.

Le vittime non se l’aspettavano e non erano armate, così il tentativo di fuga è stato vano. Non è escluso che il 34 e il 32enne siano stati attirati in una trappola con la scusa di una riappacificazione. L’allarme è scattato intorno alle 18 dopo una telefonata anonima alle forze dell’ordine: “correte, stanno sparando”. Era vero.

A terra, in seconda traversa via Vincenzo Janfolla, c’erano il 34enne Francesco Abenante, morto all’istante, e Salvatore Avolio, 32enne originario di Qualiano, soccorso in condizioni disperate e deceduto al Cardarelli durante le prime cure. Entrambi sono stati centrati da almeno 3 colpi ciascuno alla testa e al torace mentre erano in sella a uno scooter. Inutilmente il più giovane, alla guida, ha tentato la fuga dando gas.

Un proiettile lo ha centrato facendogli perdere il controllo. Le indagini, come sempre in casi del genere, hanno puntato innanzitutto sulla ricostruzione della dinamica. È emerso così che a fare fuoco sarebbero stati due sicari anch’essi in scooter, ognuno armato a quanto sembra, che hanno intercettato le vittime oppure erano alle loro calcagna già da un po' o addirittura si sarebbero presentati a un appuntamento armati per completare il tranello. Nel mirino c’erano entrambi e una pioggia di piombo si è abbattuta su di loro.

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