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l'inchiesta
20 Marzo 2025 - 08:53
NAPOLI. Colpo da sogno in provincia di Alessandria, riflettori puntati su una gang di rapinatori in trasferta. Per l’assalto che il 18 novembre 2023 aveva fruttato alla banda del buco un bottino record, stimato dagli inquirenti in almeno 15 milioni di euro, le cose sembrano mettersi piuttosto male. La Procura di Vercelli ieri mattina ha disposto undici perquisizioni domiciliari e notificato altrettanti avvisi di garanzia. Sotto inchiesta otto napoletani, residenti tra Capodimonte, i Decumani e i Quartieri Spagnoli: tra questi anche una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, il 44enne di corso Amedeo di Savoia Marco Scutto, difeso dall’avvocato Luigi Poziello, già arrestato a settembre scorso con l’accusa di triplice tentato omicidio. Un raid scaturito, secondo gli inquirenti, per un contrasto legato alla spartizione di un altro bottino.
Insieme a Scutto risultano indagati Giuseppe Semerano, 30enne di Ostuni, Mario Palma, 56enne di Giugliano, Gennaro Russo, 42enne di Mugnano, Giuseppe Russo, 46enne di Villaricca, Francesco Saponaro, 41enne di Ostuni, Andrea Cerbone, 40enne di Napoli, Angelo Laveneziana, 38enne di Ostuni, Gennaro Esposito, 62enne di Napoli, Giuseppe Esposito, 57enne di Napoli, e Sofia Yannakos, 41enne di Napoli. I presunti componenti della banda del buco sono a vario titolo accusati di aver messo a segno, il 18 novembre 2023, un colossale furto di denaro, gioielli e orologi di lusso, prelevati dal caveau e dalle cassette di sicurezza della filiale Banca Intesa-Sanpaolo di Casale Monferrato.
Il raid sarebbe scattato grazie a uno scavo sotterraneo che aveva permesso ai banditi di fare irruzione. Marco Scutto, secondo la ricostruzione degli inquirenti della Procura di Vercelli, avrebbe promosso e organizzato il furto insieme a Gennaro Russo e Giuseppe Russo, svolgendo anche la funzione di “palo” durante il raid, controllando dunque che sulla scena non arrivassero le forze dell’ordine. Mario Palma avrebbe in precedenza affittato una cassetta di sicurezza all’interno della banca, acquisendo così le informazioni necessarie a compiere il colpo. Semerano, Saponaro e Laveneziana avrebbero preso in affitto un locale in via Lanza da cui sarebbe partito lo scavo, oltre ad altri alloggi usati dai complici come appoggio durante i “cantieri”.
Cerbone si sarebbe occupato del successivo trasferimento del bottino, mentre Esposito avrebbe materialmente curato le opere di scavo: un lavoro particolarmente delicato, nel quale sarebbe stato aiutato anche da altre persone allo stato attuale non ancora identificate. I due Russo, Yannakos, Palma ed Esposito sono poi indagati per un altro tentato furto, sempre ai danni della stessa filiale di Casale Monferrato e sempre usando la tecnica dello scavo sotterraneo: un raid preparato e messo a segno tra gennaio e ottobre 2021, ma che poi non sarebbe andato a buon fine per cause indipendenti dalla loro volontà. Per gli undici indagati non è però ancora scattata nessuna misura cautelare.
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