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Malanapoli
21 Marzo 2025 - 08:48
Nel riquadro uno degli arrestati, il 33enne Emilio Di Monda, considerato dagli inquirenti uno dei narcos della Vanella Grassi
NAPOLI. Cocaina, hashish, ma anche sigarette. Il carcere di Carinola erano diventato “roba” loro e, sfruttando soprattutto i colloqui con i parenti, i detenuti riuscivano a introdurre di tutto. Non avevano però fatto i conti con l’inchiesta che nel 2023 era già scattata: gli inquirenti, grazie ad alcune cimici e alle telecamere nascoste, sono riusciti a registrare e ricostruire centinaia di episodi di spaccio e così ieri mattina è arrivata la svolta.
Nove gli arresti eseguiti, a fronte di 39 persone complessivamente indagate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. In manette sono finiti, tra gli altri, anche alcuni noti esponenti della mala napoletana, in particolare di Secondigliano e del comune di Pomigliano d’Arco. Nove persone, tra detenuti nel carcere di Carinola, nel Casertano, e familiari di questi ultimi, sono state arrestate dalla polizia penitenziaria - nucleo Investigativo Regionale per la Campania - nell’ambito di un’indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha scoperto una base di spaccio di droga proprio all’interno della casa di reclusione casertana.
L’ordinanza è stata emessa dal gip sammaritano Rosaria Dello Stritto, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per Beniamino Cipolletta, 24enne di Pomigliano; Olindo Cipolletta detto “Vincenzo”, 21enne di Pomigliano; Angelo Morgillo, 31enne di Napoli; Emilio Di Monda, 33enne di Secondigliano; e Ivan Ponticelli, 28enne di Caivano. Agli arresti domiciliari sono invece finiti Antonietta Bruno, 52enne di Acerra; Lucia Esposito, 29enne di Acerra; Maria Limatola, 28enne di Pomigliano; e infine Patrizia Esposito, 26enne di Caivano.
A gestire lo spaccio - è emerso - erano alcuni detenuti con l’aiuto di mogli e compagne, che introducevano la droga, sia di tipo leggero che pesante, come la cocaina, nel carcere. La Procura di Santa Maria Capua Vetere e gli investigatori della penitenziaria hanno compreso l’ampiezza del giro di spaccio analizzando il flusso dei soldi versati ai detenuti dai familiari, soldi che servivano per acquistare le dosi.
Durante le indagini ci sono stati diversi sequestri di stupefacenti. Non è la prima volta che la Procura di Santa Maria Capua Vetere accende un faro su quanto avviene all’interno delle carceri, e lo stesso procuratore Pierpaolo Bruni più volte ha lanciato allarmi sulla diffusione dello spaccio di droga nei penitenziari. Una piaga che da anni affligge diversi istituti campani, compresi quelli napoletani di Poggioreale e Secondigliano, dove una recente inchiesta ha rivelato che i “pacchi” venivano recapitati persino con l’utilizzo di droni.
I velivoli a guida in remoto venivano pilotati da uno specialista che riceveva un compenso fisso - un vero e proprio tariffario - in base al valore del carico da consegnare. Il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri in più di un’occasione ha ribadito la necessità di schermare le carceri italiane, così da debellare o quantomeno limitare l’introduzione di telefonini non autorizzati e droghe.
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