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Lissner saluta la città: troppa interferenza politica

«La qualità del lavoro che ho fatto durerà a lungo»

Lissner saluta la città: troppa interferenza politica

NAPOLI. Stephane Lissner lascia il San Carlo "con profonda gratitudine", certo di aver gettato le premesse per la sua "stabilita', la cosa piu' importante". L'ormai ex soprintendente, dopo il consiglio di indirizzo che ieri ha certificato l'ultimo dei cinque anni di mandato con bilanci in equilibrio, non nasconde luci e ombre di un periodo iniziato nel segno della pandemia e delle sfide, contrassegnato da una incrollabile volonta' di non fermarsi mai. Puntualizzando bene che "la qualita' del lavoro che ho fatto durera' a lungo", anche perche' e' stata una costruzione di squadra, e che "la politica non fa si' che cio' che e' fondamentale per il teatro, la stabilita', possa essere perseguito. Non si puo' cambiare d'improvviso la gente in un teatro, e' importantissimo dare continuita'. Ma la politica si e' mostrata retrograda in Italia rispetto altri Paesi".

E ringrazia la stampa, il pubblico sempre piu' numeroso, non solo napoletani o italiani ma anche molti stranieri; i lavoratori “cui ho proposto sfide importanti e difficili e la parte artistica, quella tecnica e l'amministrazione hanno risposto con grande impegno, e per me non era un fatto ovvio", premette Lissner. "Quando sono arrivato ho detto che la priorita' era lasciare stabilita' economica, sociale e artistica - aggiunge- dal punto di vista economico, la situazione del teatro e' migliorata, lascio un patrimonio consolidato a 52 milioni di euro, sufficienti ad affrontare il futuro. Abbiamo avuto bilanci in pareggio per 5 anni, bilanci che non e' stato facile ottenere con il Covid e il teatro chiuso. Niente ricavi e stipendi bassi ai 400 dipendenti. Abbiamo fatto i corsi di formazione per aiutarli".

Dopo la pandemia, dice ancora Lissner, glissando sulla interruzione del suo contratto in virtu' di un decreto legge cui ha risposto in tribunale, "ci sono state altre vicende. Non e' stata una passeggiata, ci sono state difficolta' che non e' il momento di ricordare, ma qui a Napoli e in teatro ho trovato una famiglia e una squadra. Con Emmanuela Spedaliere, Ilias Tzempedonidis, Fabrizio Cassi e Daniel Ettinger abbiamo fatto un lavoro e la qualita' di questo lavoro durera' a lungo". Il San Carlo, spiega ancora, e' un teatro che "ha fragilita'. Dobbiamo difendere questa istituzione, e' la nostra missione".

Lissner, entrando nel merito ricorda che “ci sono i contributi pubblici, che non sono adeguati alla storia di questo teatro, e, anzi, sono diminuiti. Pero' sono cresciuti i nostri ricavi propri, biglietteria, visite private, iniziative e concessione di spazi. E infine c'e' la fragilita' legata alla politica. Non e' normale che il teatro debba subire i problemi che ci sono tra Regione e Comune. Come mai queste sue istituzioni non si possono mettere d'accordo per difendere una loro istituzione e l'istituzione del pubblico? Per questo dobbiamo essere pronti a difenderlo, dobbiamo resistere".

Le frizioni tra i soci pubblici della Fondazione che regge il Massimo napoletano, riflette l'ormai ex soprintendente, frenano anche una presenza maggiore di privati: "Per ottenere il loro sostegno bisogna far capire che il teatro e' sostenuto dalla parte pubblica. Se si capisce invece che all'interno ci sono contrasti, non e' d'aiuto. Il privato ha bisogno saggiare la qualita' del teatro, e noi l'abbiamo dimostrata, e la sua stabilita'. E questa, le istituzioni pubbliche non l'hanno mostrata". "La politica non puo' interferire con la gestione di un teatro - il suo affondo - e ogni tanto bisogna dire 'no' alla politica, se no entriamo in un mondo che diventa pericoloso". Tra gli aspetti della sua esperienza napoletana per lui "fondamentali", i progetti rivolti al sociale messi in piedi dal Lirico piu' antico al mondo, nonche' "la collaborazione con i sindacati", dato che per lui "il bene di chi lavora e' una priorita', e i lavoratori sono tutti uguali, non c'e' differenza tra un macchinista e un corista. Senza uno, gli altri non possono lavorare".

Lissner rivendica poi come il San Carlo sia diventato un riferimento per gli artisti di tutto il mondo. "Siamo riusciti a consolidare i rapporti. Alcuni sono venuti con me per la prima volta a Napoli, molti erano stati con me a Milano e a Parigi. Quando ho portato i primi nomi in piazza Plebiscito durante gli anni della pandemia, c'era chi sosteneva 'vengono a Napoli perche' c'e' il Covid', invece sono tornati in tutte le stagioni. Artisticamente penso che il San Carlo e' riuscito a trovare la sua posizione in Italia e in Europa, e questo ha avuto riflessi anche sul pubblico. Oggi il teatro e' quasi sempre pieno. Il primo pubblico e' napoletano, ma ci sono anche italiani e stranieri".

Il San Carlo inoltre ha un unicum rispetto altri teatri, per la sua acustica, la sua struttura e la sua capienza. "L'opera e' musica e teatro e questo palcoscenico consente questa teatralita'". Il suo appello e' a "difendere questo mondo della lirica". La stagione 2025/26 "abbiamo iniziato a costruirla, e Ilias continuera' a fare da solo, ma e' chiaro che per convincere cantanti e direttori di orchestra a venire, devi garantire di essere presente e questo e' un problema. Sara' lui ora a difendere la programmazione, e la sua presenza garantira' perche' la richiesta degli artisti a un certo livello e' questa" conclude.

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