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L'arresto
22 Marzo 2025 - 08:22
Lucia Simeone e Fulvio Martusciello
ROMA. «È pronta a difendersi da accuse mortificanti, le viene chiesto di giustificare un bonifico di mille euro». È lo sfogo dell'avvocato Antimo Giaccio, legale di Lucia Simeone, collaboratrice del parlamentare europeo di Forza Italia Fulvio Martusciello, colpita da un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità giudiziarie belghe nell'ambito di un'inchiesta incentrata su presunte tangenti, per circa 46mila euro, versate ad alcuni politici affinché si spendessero in sede Ue, attraverso una missiva, per favorire il colosso cinese Huawei sul 5G.
Lucia Simeone è stata raggiunta giovedì dalla polizia di stato di Marcianise nel Casertano in un B&B di Santa Maria Capua Vetere dove le è stato notificato il mandato di arresto europeo emesso su richiesta degli inquirenti belgi per i reati di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio. Solo ieri, l'avvocato Antimo Giaccio, che ha incontrato Lucia Simeone nel carcere di Secondigliano dove si trova da giovedì, ha potuto prendere atto delle basi su cui si poggiano le contestazioni degli investigatori.
«Sono accuse non comprensibili, - sostiene il legale - notificate peraltro in lingua francese. Non sappiamo neppure chi siano i componenti di questa associazione a delinquere a cui si fa riferimento. Gli inquirenti francesi - spiega Giaccio - chiedono di giustificare la ricezione e il riciclaggio di mille euro, denaro ricevuto attraverso un bonifico emesso dall'ex collega portoghese dell'europarlamentare Fulvio Martusciello, Miguel Benoliel de Carvalho Wahnon Martens. Oggi - conclude l'avvocato di Lucia Simeone - daremo spiegazioni circa questi soldi ricevuti da un collega».
Intanto da 40 eurodeputati è arrivata la richiesta scritta di prendere in considerazione di vietare l'uso dei dispositivi Huawei per qualsiasi applicazione del Parlamento europeo. «A questo proposito, vorremmo anche che ci forniste la quantità di dispositivi Huawei di parlamentari europei, assistenti e personale del Parlamento europeo registrati presso Itec (Direzione generale per l'innovazione e il supporto tecnologico)».
È quello che si legge in una lettera cofirmata da oltre 40 eurodeputati, tra cui il verde italiano, Leoluca Orlando, e spedita alla presidente dell'Eurocamera, Roberta Metsola. «Ci preoccupa inoltre anche il numero di ex membri, assistenti e personale del Parlamento europeo che, dopo aver terminato il loro incarico, hanno iniziato a lavorare per Huawei. Dal momento che i membri, gli assistenti con più di 5 anni di servizio e il personale senior dell'Eurocamera sono obbligati a informare il Parlamento del loro lavoro dopo aver lasciato la nostra istituzione, il Parlamento dovrebbe avere registrazioni di questi casi», spiegano nella lettera.
«La credibilità del Parlamento europeo è in gioco. Non possiamo permetterci mezze misure o compiacenza politica. Vi esortiamo ad agire con decisione ora», concludono gli eurodeputati.
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