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Salerno
27 Marzo 2025 - 10:36
Franco Alfieri
Voto di scambio politico-mafioso: nuovo arresto per Franco Alfieri, il fedelissimo di Vincenzo De Luca. Stamattina la Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Salerno ha dato esecuzione ad un'Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari a carico di 10 indagati, emessa dalla Sezione Gip-Gup del Tribunale di Salerno su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, i quali, a vario titolo, sono ritenuti responsabili dei delitti di scambio politico elettorale politico mafioso, tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione, porto e cessione di armi da guerra e comuni da sparo e favoreggiamento personale.
In ordine alla contestazione di scambio elettorale politico mafioso, si evidenzia che le indagini (durate circa due anni (2022-2024), hanno avuto ad oggetto la ricostruzione dei rapporti intercorsi tra il sindaco dimissionario di Capaccio Paestum, Francesco Alfieri, ed il pregiudicato capaccese Roberto Squecci, condannato in via definitiva per associazione per delinquere di tipo mafioso perché ritenuto esponente dell'ala imprenditoriale del clan Marandini operante in Capaccio Paestum, e la ex moglie Squecco, Stefania Nobili, consigliere comunale di Capaccio Paestum all'epoca dei fatti in contestazione.
Le vicende oggetto di accertamento riguardano la candidatura a sindaco del Comune di Capaccio Paestum di Francesco Alfieri nella consultazione elettorale del giugno 2019.
CONCESSIONE DEL LIDO IN CAMBIO DELL'APPOGGIO ALLE ELEZIONI
Nel corso delle indagini della Dia di Salerno, il materiale investigativo raccolto ha consentito di contestare un patto elettorale politico mafioso fra Roberto Squecco, Stefania Nobili e Francesco Alfieri, avente ad oggetto - si legge in una nota a firma del procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli - la raccolta di voti in favore del politico in occasione delle competizioni elettorali amministrative del Comune di Capaccio del 2019 in cambio del mantenimento della struttura denominata Lido Kennedy, all'epoca già attinta da provvedimenti ablatori, nella disponibilità di Roberto Squecco, anche tramite prestanome.
Secondo quanto ritenuto nella ordinanza cautelare, dopo l'inevitabile parziale abbattimento eseguito dall'amministrazione comunale di Capaccio Paestum del Lido Kennedy, resosi necessario a causa di un evento naturale che lo aveva reso pericoloso per la pubblica incolumità, - ritenendo violato il patto siglato nel 2019 - Squecco avrebbe veicolato al Sindaco Alfieri esplicite minacce rivolte alla sua persona al fine di impedire l'abbattimento della citata struttura balneare, tramite Antonio Bernardi, appartenente alla polizia locale di Capaccio Paestum e Michele Pecora, dipendente dell'ufficio cimiteriale, persone vicine a Squecco, le quali, a tal fine, avrebbero avvicinato Mariarosaria Picariello, assessore dimissionaria alle politiche sociali del citato comune. Quest'ultima avrebbe riferito, secondo quanto emerso dalle intercettazioni e dai successivi riscontri, ad Francesco Alfieri i messaggi minatori.
PROGRAMMATO ATTENTATO DINAMITARDO AI DANNI DI ALFIERI
Successivamente, ad abbattimento del lido Kennedy avvenuto, Squecco avrebbe dato corso ad una serie di incontri con tre soggetti provenienti da Baronissi, Antonio Cosentino, Domenico De Cesare e Angelo Genovese, i primi due pregiudicati. A costoro, avrebbe commissionato un attentato dinamitardo in danno del Sindaco Alfieri. L'attentato, studiato nei minimi particolari con sopralluoghi e studio delle mappe, non sarebbe stato portato a compimento per un mancato accordo con i baronissesi.
A questi ultimi, sulla base delle intercettazioni, è stato contestato il possesso di esplosivi e di armi da guerra e comuni da sparo, tra le quali un Uzi ed un kalashnikov. Nel corso delle investigazioni, sono stati raccolti indizi di colpevolezza ritenuti gravi dal GIP in ordine al reato di tentato omicidio perpetrato da De Cesare nei confronti del noto esponente del clan Genovese di Baronissi e zone limitrofe, Angelo Genovese, il cui movente sarebbe da ricercarsi in una tentata estorsione posta in essere da quest'ultimo nei riguardi del primo. Alla dimissionaria Picariello è contestato il reato di favoreggiamento personale in quanto con le sue dichiarazioni mendaci ed omissive avrebbe aiutato Squecco, Bernardi e Pecora ad eludere le indagini in corso.
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