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Badanti e babysitter, costi alti e famiglie in crisi

L’invecchiamento delle popolazione porta a una maggiore richiesta di assistenza ma i rincari si fanno sentire

Gli anziani, un patrimonio che non deve essere disperso

NAPOLI. L'inflazione sta pesantemente incidendo sulla spesa delle famiglie italiane, e in particolare su quella relativa all'impiego di colf, badanti e baby sitter. Nonostante in questi anni il settore domestico abbia rappresentato un importante motore occupazionale, contribuendo al 5,6% dell'occupazione nazionale con 1.429.000 collaboratori (tra regolari e no), l'aumento dei prezzi ha messo a dura prova i bilanci familiari. A Napoli le famiglie sempre più spesso devono rinunciare ad un aiuto anche se poi occuparsi degli anziani è complicato. Miria, moldava, lavorava in due famiglie di Fuorigrotta «adesso a stento resto con una e nemmeno tutti i giorni».

Nei primi sei mesi del 2023, si è registrato un incremento medio di 58 euro nel costo dei servizi di assistenza forniti dai collaboratori domestici, passando da 733 euro a gennaio a 791 euro a luglio. Questa cifra sale a quasi 80 euro netti nel caso delle badanti, con conseguenze significative per le finanze delle famiglie, anche a Napoli. Questi dati emergono dal 4° Paper del Rapporto 2023 “Family (Net) work-Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico”, stilato da Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico) in collaborazione con la Fondazione studi consulenti del lavoro. Dal 2000 al 2022, l'occupazione nel settore domestico è cresciuta del 30,5%, superando di gran lunga la crescita media dell'occupazione nazionale, che si è attestata al 10,9%. Su 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro creati in quel periodo, 334mila (il 13,3%) sono stati generati grazie alle famiglie italiane.

Questo dato sottolinea la rilevanza di questo settore per l'occupazione, l'economia e la società del Paese, e la necessità di una maggiore valorizzazione. Un problema rilevante è rappresentato dal lavoro sommerso. Il settore delle collaborazioni domestiche concentra la maggior parte dell'occupazione dipendente irregolare in Italia, pari al 35,6% del totale. Questo dato è particolarmente significativo a Napoli e in tutto il Mezzogiorno, se si considera che il settore pesa per il 7,8% sul totale dell'economia. Se tutte le attività di collaborazione domestica fossero regolari, il tasso di irregolarità del lavoro dipendente in Italia scenderebbe dall'attuale 11,4% al 7,3%, con una riduzione di 4 punti percentuali. La situazione è particolarmente critica per le famiglie a basso reddito, dove la percentuale di quelle che dichiarano la spesa insostenibile è passata dal 67,1% di gennaio al 79,7% di luglio.

Anche a Napoli, molte famiglie si trovano ad affrontare queste difficoltà, si tratta di famiglie con anziani a carico e in particolare con anziani non autosufficienti. Nel 2022, il settore delle collaborazioni domestiche ha registrato una diminuzione di quasi 100mila occupati. Oltre all'aumento del costo della vita e a un fisiologico ridimensionamento pesa anche l'innalzamento dell'età media dei collaboratori. Questo fenomeno sta portando ad un crescente fabbisogno di nuovi collaboratori nei prossimi anni. Negli ultimi dieci anni, la quota di collaboratori con più di 50 anni è passata dal 34,6% del 2013 al 52% del 2022, e per le badanti raggiunge il 62,2%. «Riteniamo che per sostenere economicamente le famiglie, anche a Napoli e nel resto d'Italia, e per contrastare il lavoro sommerso, sia necessario modificare la fiscalità introducendo la totale deduzione del costo sostenuto per colf, badanti e baby sitter. La spesa per la non autosufficienza e per l'assistenza ai bambini è irrinunciabile» afferma Andrea Zini, presidente di Assindatcolf.

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