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L'inchiesta

Faida familiare al rione Traiano, chiesti 12 anni per Muro senior

Delitto Artiano, dopo la condanna del killer adesso rischia anche il padre

Faida familiare al rione Traiano, chiesti 12 anni per Muro senior

Nei riquadri la vittima Antonio Artiano, detto “Anthony”, e il presunto esecutore materiale del delitto Pasquale Muro

NAPOLI. Faida familiare al rione Traiano, l’iter processuale chiamato a fare luce sull’assassinio di Antonio Artiano, ucciso il 10 novembre 2022, si arricchisce di un nuovo, importante capitolo. Dopo la condanna a sedici anni di carcere rimediata lo scorso anno da Pasquale Muro, il presunto esecutore del delitto, ieri mattina è stato il turno in aula del padre. Per Gianluca Muro, accusato di concorso anomalo in omicidio, il pubblico ministero ha invocato 12 anni di reclusione.

La palla passa adesso agli avvocati di parte civile (i penalisti Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Paolo Gallina e Antonio Chianese), le cui discussioni sono attese per il prossimo maggio. Dopo di che sarà il turno del pronunciamento del gup De Bellis: il processo anche in questo caso si sta celebrando con il rito abbreviato.

A marzo scorso, a pochi giorni di distanza dalla sentenza che ha visto l’esecutore materiale del delitto, Pasquale Muro, condannato a 16 anni il gip Valentina Gallo aveva rigettato la richiesta di archiviazione e disposto che il pm formulasse l’imputazione nei confronti di Gianluca Muro, il padre del killer, che fino si era sempre professato innocente. Altri quattro parenti (Giuseppe Muro, Pasquale Grande, Tommaso Grande e Luciano Ivone) sono stati invece iscritti nel registro delle notizie di reato.

Il 10 novembre 2022 Anthony Artiano fu ferito da un colpo di pistola, morendo in un letto di ospedale sei giorni più tardi. L’omicidio sarebbe maturato nell’ambito di uno scontro tra le due famiglie di Soccavo che non accettavano la relazione tra il giovane ucciso e la figlia di Muro. I parenti di quest’ultima lamentavano un presunto atteggiamento violento da parte del ventenne. Quella sera, però, il confronto degenerò in un tragico spargimento di sangue. Il padre del killer avrebbe avuto un ruolo nel delitto, circostanza che emergerebbe dalla testimonianze dei parenti della vittima, ma anche da alcune intercettazioni.

Uno dei familiari di Artiano aveva infatti riferito: «Quando Gianluca ha perso quest’arma, mia cognata l’ha presa e gliel’ha messa in mano a mio cognato. Mio cognato ha sparato non so quanti colpi in aria per spaventarli, credo. Una volta fatto questo, loro l’hanno bloccato a terra, Gianluca Muro lo manteneva con un ginocchio sul petto e gli manteneva le mani, Tommaso Grande gli manteneva i piede e il nonno anche manteneva mio cognato a terra».

La sorella della vittima aveva invece raccontato: «Vidi che Gianluca Muro si mise addosso a mio fratello, io mi scaraventai addosso a lui e poi vidi la botta finale che Pasqualino Muro gli diede in testa a mio fratello e disse “mo ce ne putimm’ je”». Una vera e propria esecuzione, stando a quanto emerso all’epoca dalla indagini, dai contorni forse non ancora del tutto chiariti. Pasquale Muro, l’esecutore materiale del delitto, potrebbe infatti essere stato aiutato dai parenti prima di premere il grilletto contro il figlio del ras Giovanni Artiano, in passato legato ai Grimaldi-Scognamillo.

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