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Bagnoli

Prosciolto il nipote del ras Giannelli

Per l’accusa il plico con l’hashish era stato inviato da Emanuele Piccirillo assieme a una lettera

Prosciolto il nipote del ras Giannelli

Il carcere di Airola

NAPOLI. Un pacco con hashish spedito nel 2020 al carcere di Airola, indirizzato a un congiunto di Alessandro Giannelli, era costato l’incriminazione a Emanuele Piccirillo, 32enne nipote di secondo grado del ras di Bagnoli. Le forze dell’ordine erano risalite a lui quale presunto mittente e così l’uomo si è trovato al cospetto del gip durante l’udienza preliminare.

Ma l’avvocato Andrea Lucchetta, suo difensore, è riuscito con un’abile strategia a convincere il giudice dell’assenza di elementi concreti, soprattutto inoppugnabili, a sostegno della tesi dell’accusa. Così è arrivato il proscioglimento nonostante una lettera firmata dall’imputato contenuta all’interno del plico.

Alla base della vicenda c’è l’ormai inevitabile volontà di familiari e amici dei detenuti che cercano di introdurre droga e telefonini in carcere, in alcuni casi con l’aiuto della malavita attraverso dei droni come alcune recenti inchieste hanno dimostrato. Così, nessuno si è meravigliato troppo quando dal pacco inviato al minorenne è spuntata la sostanza stupefacente. Ma ovviamente da quel momento sono cominciati gli accertamenti per identificare colui che l’aveva spedito, partendo dal presupposto che sul plico non c’era il mittente.

A un certo punto le indagini hanno puntato l’attenzione su Emanuele Piccirillo (figlio di Nunzio, 55enne del Rione Traiano anch’egli noto alle cronache giudiziarie, detenuto e condannato per estorsione ad Anna Monti). L’accusa per Emanuele Piccirillo era di aver introdotto droga in carcere, reato aggravato dall’articolo 80. Ma fin da subito l’avvocato Andrea Lucchetta ha sostenuto, argomentandolo, che a carico del proprio assistito c’era soltanto il plico caduto in sequestro all’interno del quale era stato nascosto il piccolo carico di hashish.

Il pacco era indirizzato in particolare al minorenne imparentato con Alessandro Gianelli , che ovviamente nulla c’entra in tutto ciò. Così come l’indagato 32enne, che rischiava fino a 6 anni di reclusione nel caso in cui fosse stato condannato. Invece il gup di Benevento lo ha prosciolto, sposando la linea difensiva in quanto non c’era elemento per ricondurre a lui l’effettiva spedizione del pacco.

Nel procedimento penale conclusosi ieri, Emanuele Piccirillo ere l’unico imputato. I guai giudiziari per lui erano cominciati nel 2020 con il sequeestro del pacco con l’hashish e della lettera contenuta all’interna, firmata dal 32enne ma in cui non si faceva alcun riferimento alla droga.

La inevitabile iscrizione nel registro degli indagati è scattata in tempi rapidi e per due anni sono andati avanti gli accertamenti, proseguiti fino al rinvio a giudizio e il proscioglimento davanti al giudice per le indagini preliminari. Negli ultimi tempi i controlli su quanto arriva dall’esterno nelle carceri, soprattutto attraverso spedizioni postali, sono aumentati di molto nonostante la polizia penitenziaria stia nettamente sotto organico, come i rappresentanti sindacali sottolineano a ogni occasione.

Ma ai vecchi e tradizionali sistemi si è aggiunto da qualche anno il problema dei droni, sempre più sofisticati e capaci di eludere i radar. D’altro canto, il consumo di sostanza stupefacente di tipo “leggero” negli istituti penitenziari è cresciuto sensibilmente di pari passi al ringiovanimento della popolazione carceraria.

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