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Movida violenta

«Gli ha detto “vuo’ vere’ che ti sparo in testa”?»

La testimonianza dell'amico della vittima: «Aveva solo chiesto di rispettate la fila all'aggressore che poi ha estratto la pistola»

«Ha detto a Olivier “vuo’ vere’ che ti sparo in testa”?»

NAPOLI. Non per riconoscere gli aggressori, ma per ricostruire l’antefatto del pestaggio si sono rivelate importanti le dichiarazioni del festeggiato, amico dello studente universitario, e di altri avventori del locale. Gli investigatori, sulla base delle indagini e della conoscenza diretta, hanno poi identificato gli indagini, grazie pure a riscontri sull’abbigliamento e su una pistola trovata in casa di Antonio Izzo.

Tra gli elementi che formano l’ordinanza di custodia cautelare eseguita all’alba di ieri c’è la testimonianza del giovane rimasto per ultimo nel locale insieme al 21enne aggredito. «Ieri sera (tra il 1 e il 2 febbraio scorso) io e i miei amici siamo stati presso il locale ”Ops” di vico Belledonne a Chiaia per festeggiare il mio compleanno. A serata finita, quando tutti gli altri invitati erano andati via, io e lui ci siamo trattenuti qualche minuto in più per andare al bagno prima di lasciare il locale. Mentre eravamo in fila notavamo che un gruppetto di giovani stava scherzando al loro interno. Uno di essi a un certo punto superava totalmente la fila per il bagno e si piazzava davanti alla porta come se stesse per entrare. Nel vederlo il mio amico gli diceva che nel bagno c’erano delle ragazze già da tempo e che bisognava rispettare la fila. Lui, sentendo queste parole, rispondeva qualcosa che non ho capito, si avvicinava a Olivier dicendo “vuo’ vere’ che ti sparo in testa?”. Ha estratto una pistola nera dal giubbotto, che prima ha puntato brevemente al volto del mio amico e poi ha usato per colpirlo ripetutamente alla testa».

«Nel momento in cui veniva colpito, lui si accasciava al suolo e veniva raggiunti dagli amici del giovane armato, i quali per almeno dieci secondi lo colpivano con dei calci alla testa, precisamente agli zigomi e sulla nuca. Poi improvvisamente, visto che gli altri avventori del locale cominciavano a urlare, gli aggressori smettevano di colpirlo e il mio amico, totalmente insanguinato, si alzava barcollando e se ne andava verso l’esterno, dove io l’ho raggiunto accompagnandolo all’ospedale». Con pazienza i carabinieri hanno raccolto tutte le testimonianze utili all’indagine, ricostruendo la vicenda e arrivando all’identificazione dei presunti responsabili, attribuendo a ognuno responsabilità precise, non tutte uguali. 

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