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Il caso
08 Aprile 2025 - 08:51
Valentina De Maio
NAPOLI. Da giugno 2023 al 7 aprile 2025 sono stati quasi due anni di passione per Valentina De Maio. La psicologa che amministrava la casa di riposo “Nonna Rosa” del corso Vittorio Emanuele che era stata indagata a piede libero perché sette operatori sanitari maltrattavano gli anziani ospiti. I carabinieri svolsero attente indagini dove venne coinvolta anche la rappresentante legale della struttura.
Ieri Valentina De Maio ha potuto tirare un sospiro di sollievo. È stata assolta per non aver commesso il fatto. La donna, difesa dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Claudio Luongo, ha dimostrato la sua totale estraneità rispetto alle condotte illecite commesse dal personale sociosanitario coinvolto nel processo che operava alle sue spalle.
Dal processo è emerso in modo chiaro che la donna fosse all’oscuro rispetto a ciò che avveniva all’interno della struttura per anziani. La psicologa sin da subito aveva evidenziato il fatto che non sapeva nulla dei maltrattamenti. Anzi, in alcune intercettazioni ambientali veniva fuori che richiamava all’ordine alcuni dipendenti che alzavano la voce.
Alla fine ha avuto ragione lei. Come ci si sente dopo quasi due anni di processi?
«Mi sento sollevata, ho trascorso notti insonni. Avevo tanta rabbia e frustazione. Sono stata molto giù. Non avendo colpe non riuscivo a darmi spiegazioni. Dopo la nascita di mia figlia è il secondo giorno più bello della mia vita».
Cosa le è dispiaciuto di più?
«Non ho mai parlato con il pm. Ho fatto una dichiarazione spontanea grazie ai miei avvocati. L’anno scorso ho spiegato come erano andate le cose ai carabinieri. Per giudicare una persona bisogna guardarla negli occhi ma non è mai accaduto».
Adesso come cambia la sua vita?
«Non lo so di certo, la mia vita dal punto di vista della reputazione non è stata facile. Ho avuto ripercussioni anche dal punto di vista lavorativo. Non venivano più pazienti al mio studio. Gli hater sui social mi dicevano di tutto e di più e sono stata costretta a chiudere i profili. Mi sono arrivate addosso rabbia e cattive ria. Mentalmente è stato devastante. Quando i carabinieri vennero a casa alle 6 del mattino sono arrivata sul posto come una criminale. Quelle persone incriminate stavano nel mio “stato di famiglia”, nel senso che c’era un rapporto molto unito ed essere tradita così è stata uno shock. La struttura l’avevo chiamata “casa” perché era come se ci fossero le mie nonne. Organizzavo feste canoniche, gli anziani erano sereni e felici. Non immaginavo ciò che accadeva la notte. Un familiare di un ospite di quella struttura l’altro giorno mi ha girato la faccia. Non avrei mai permesso una cosa del genere. Non a caso le intercettazioni mi scagionano perché ho richiamato alcuni operatori che alzavano la voce. Si parla di scostumatezza, aggressioni verbali che non andavano fatte ma per l’opinione pubblica sono passata per la burattinaia che faceva fare del male agli anziani. Sono cresciuta nell’amore della famiglia e finalmente la giustizia ha trionfato».
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