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09 Aprile 2025 - 08:35
NAPOLI. Sono gli screening e gli stili di vita le leve su cui agire per ridurre la mortalità e l'incidenza del cancro: oltre al colon-retto, seno e cervice uterina, che rientrano nel Lea e sono screening offerti gratuitamente dalle Asl a cui va aggiunto quello per il melanoma e i tumori della pelle garantito in Campania in tutte le aree dei comuni di Terra dei fuochi. Ma è il cancro del polmone quello su cui si agisce di meno con la diagnosi precoce che per questo resta uno dei principali big killer in ambito oncologico. Su questo fronte la prevenzione risulta insufficiente: un dato che si correla con quelli dei registri tumori aggiornati al 2016 con un record nazionale, a Napoli ovest e Napoli est, di incidenza di nuovi casi di cancro al polmone e anche di mesotelioma (legato quest'ultimo alla presenza di amianto soprattutto a Napoli ovest dove c'era la ex Eternit).
Se dunque è Napoli a indossare la maglia nera della mortalità per tumore al polmone in Italia, come riferisce l'Istat, è sulla prevenzione oltre che sulla cura che bisogna puntare. Per il cancro del polmone, inoltre, spesso i primi sintomi sono la spia di una malattia avanzata mentre le indagini di screening sono attualmente poco praticate. Per lo screening del tumore del polmone dunque, nonostante recenti studi ne abbiano valutato la fattibilità e il rapporto costo-beneficio e messo a punto modelli di rischio per ottimizzare l'intervallo di esami, nel nostro Paese non è ancora entrato nella pratica clinica e non rientra tra gli screening oncologici offerti dal Ssn. «In effetti si tratta di una priorità come arma per ridurre la mortalità del tumore polmonare avverte Giuseppe Fiorentino, pneumologo del Monaldi e l'implementazione in Italia deve rappresentare una priorità della agenza politica sanitaria».
Secondo i risultati del modello italiano sviluppato da C.r.e.a. Sanità con il contributo di Roche Italia è stato presentato nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati l'attuazione di un programma di screening nazionale per il tumore al polmone nei pazienti ad alto rischio che consentirebbe, grazie ad una diagnosi tempestiva, un incremento della sopravvivenza. L'iniziativa prevede un investimento iniziale (legato anche all'organizzazione dello screening) pari a circa 80 milioni di euro, compensato però dai risparmi pari a circa 180 milioni già al primo anno.
L'obiettivo è di effettuare lo screening con frequenza biennale sulla popolazione ad alto rischio (età compresa fra 50 e 79 anni con forte esposizione al fumo). Particolare attenzione è stata poi dedicata alla descrizione dei percorsi terapeutici disponibili. «Quando il tumore al polmone viene trattato in fase precoce con chirurgia e farmaci conclude Giulia Veronesi, direttrice del Programma di Chirurgia Robotica Toracica presso l'Ospedale San Raffaele si possono raggiungere tassi di sopravvivenza a 5 anni intorno all'80%». Gli screening, insomma, consentono di giocare d'anticipo sulla malattia e sulle conseguenze.
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