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Il rogo

Incendio nell'area industriale di Caivano, i sindaci: «Non uscite di casa»

Don Patriciello ha annullato la messa

Incendio nell'area industriale di Caivano, i sindaci: «Non uscite di casa»

CAIVANO. Mezzo milione di residenti nella zona a nord di Napoli, tra le province di Napoli e Caserta, costretti a barricarsi in casa per evitare di respirare le diossine sviluppatesi nel tardo pomeriggio di ieri, nell’impianto chimico della Chimpex di Milano, che ha il vero cuore pulsante dell’azienda nella zona ASI di Caivano. Una vera e propria “bomba” atmosferica, tenuto conto che rischia di provocare danni all’ecosistema a breve, medio e lungo termine. Per fortuna i settanta lavoratori presenti all’interno dell’industria chimica sono riusciti in qualche modo ad allontanarsi dall’impianto, evitando che la tragedia si trasformasse in una strage. Scattato l’allarme, sul posto sono intervenute tre autobotti dei vigili del fuoco e le forze dell’ordine, insieme ed alcune ambulanze. I vigili del fuoco hanno subito richiesto l’invio di una squadra del nucleo NBCR (Nucleare, Biologico, Chimico, Radiologico) da Napoli, specializzata in interventi in caso di emergenze legate a sostanze pericolose. Anche l’Arpac ha perso tempo, predisponendo l’invio di due laboratori mobili per monitorare il livello di diossine. Ovviamente, la densa nube di fumo nero, contenente le peggiori diossine, è salita alta in cielo per centinaia di metri, spingendosi, spinta dalle correnti d’alta quota per decine di chilometri. I sindaci del comprensorio, avuta conoscenza della notizia, hanno subito provveduto a diramare, per quanto utile, avvisi alle loro comunità, invitando i concittadini a barricarsi in casa, a chiudere porte e finestre, uscendo solo se strettamente necessario, adottando le precauzioni del caso (finestrini delle auto chiusi, mascherine etc). Anche Don Maurizio Patriciello ha annullato la messa serale, per evitare che i suoi parrocchiani del parco verde, potessero respirare quelle sostanze tossiche e nocive, che comunque ed in ogni modo, si andranno a depositare sulle culture agricole dell’intera area, anche nei prossimi giorni. Naturalmente sul luogo della tragedia (si tratta di un impianto ad alto rischio) sono arrivati anche i carabinieri della compagnia di Caivano. Naturalmente le cause del rogo saranno accertate nel corso dei prossimi giorni, dopo che l’incendio sarà domato e l’area circostante attentamente bonificata. Viene comunque la pena di chiedersi cosa non ha funzionato nel sistema di protezione interna dell’industria chimica, con sede legale a Milano, ma con il vero cuore pulsante a Caivano, che si estende su un’area di 60mila mq. con 9mila mq di spazi coperti, tra cui uffici e magazzini ad alta efficienza. Nello stabilimento dovrebbero essere ospitati oltre 4.500 mc di solventi e altri ingredienti, garantendo una gestione ottimale delle materie prime. Inoltre ci sono 100 serbatoi di superficie e 24 interrati. Insomma una vera e propria polveriera, capace di provocare danni all’ambiente, che sembra essere stata “sottovalutata”. Nell’impianto vengono prodotti: AdBlue, Acqua Demi e la miscelazione di solventi, polveri e ingredienti chimici. Di sicuro, l’operazione di spegnimento si è subito presentata particolarmente complessa (a causa della presenza all’interno dello stabilimento di diversi silos contenenti solventi e materiali altamente infiammabili). A caldo non sono mancate prime reazioni politiche dei Verdi i quali hanno dichiarato: «La magistratura deve capire come sia possibile che un’azienda di questa grandezza e pericolosità sia potuta andare a fuoco». Un mistero?

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