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Clan Contini sotto assedio, carcere duro per il ras Rullo

Affondo del ministro della Giustizia, il boss dell’Arenaccia trasferito al 41 bis

Clan Contini sotto assedio, carcere duro per il ras Rullo

NAPOLI. Rapimenti, pestaggi e latitanze. Il boss del clan Contini Nicola Rullo, alias “’o nfamone”, sarebbe ancora socialmente pericoloso, come emergerebbe dall’escalation di violenza di cui si è reso protagonista poco prima del suo ultimo arresto, scattato a dicembre scorso dopo quasi un mese vissuto da “uccel di bosco”. Il capozona dell’Arenaccia, ancora per pochi giorni detenuto nel carcere di Rovigo, ieri mattina ha così ricevuto una notizia per lui poco gradita. Il ministro della Giustizia, vagliate le ultimissime informative della Dda di Napoli, ha firmato il provvedimento con cui ne dispone l’immediato trasferimento al 41 bis: per Rullo dunque contatti con l’esterno, familiari compresi, e con gli altri detenuti ridotti ai minimi termini almeno per i prossimi due anni.

La difesa del boss Nicola Rullo, rappresentata dal penalista Domenico Dello Iacono, non lascerà però nulla di intentato. L’avvocato, già nei prossimi giorni, impugnerà il decreto ministeriale innanzi al tribunale di Sorveglianza per chiederne la revoca. Sulla testa di Rullo pendono però ad oggi accuse alquanto pesanti. Rifugiatosi in una villetta a Lago Patria, il ras dell’Alleanza di Secondigliano erano stato catturato alla fine di dicembre. Rullo era ricercato da settembre, quando si era sottratto all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare che lo vedeva gravemente indiziato dei reati di sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso.

Nicola Rullo sarebbe stato a capo di un gruppo di persone undici già arrestate per lo stesso reato che nella serata del 26 settembre avrebbero sequestrato e percosso violentemente un giovane imprenditore e suo padre, per ottenere, in cambio, un’ingente somma di denaro. Secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile, “’o nfamone” e i suoi avrebbero condotto la vittima in un’abitazione nel quartiere Poggioreale e lì l’avrebbero picchiata, colpendola anche con spranghe di ferro e mazze di legno. Successivamente avrebbero condotto in quella stessa casa anche il padre del giovane, picchiandolo e colpendolo al cospetto del figlio che, in quei frangenti, era a terra agonizzante a causa delle percosse subite.

Al padre della vittima sarebbe stato poi detto che nel caso in cui non avesse consegnato entro poche ore 375.000 euro suo figlio sarebbe stato ucciso e lui avrebbe fatto la stessa fine. Le indagini hanno consentito di ricostruire gli eventi in maniera chiara e di comprendere come la vittima, dopo essere stata segregata, fosse stata trasportata in un’altra casa a Castel Volturno e lì tenuta rinchiusa per alcune ore per poi essere scaricata all’esterno del pronto soccorso del Fatebenefratelli. Un ruolo preminente nella vicenda sarebbe stato ricoperto proprio da Nicola Rullo, principale esecutore del sequestro, oltre che del violento pestaggio di padre e figlio. Gli agenti della Mobile, con il supporto dei poliziotti del commissariato Bagnoli, hanno poi stanato il latitante. Ieri la nuova tegola per il boss.

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