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Malanapoli
15 Aprile 2025 - 09:48
NAPOLI. Fiumi di droga ai Sette Palazzi di Scampia, l’ultima inchiesta che ha decapitato la paranza degli Scissionisti guidata da Salvatore Roselli, oggi collaboratore di giustizia, si è conclusa ieri con una sentenza di primo grado piuttosto al di sotto delle aspettative della Procura: quattordici condanne con pene quasi dimezzate rispetto alle richieste del pm e tre assoluzioni. La condanna più alta è stata quella inflitta a Ivan D’Amora, mentre l’ormai ex ras Roselli ha rimediato poco meno di 7 anni di carcere.
Queste nel dettaglio le condanne disposte dal gup Marrone al termine del processo celebrato con il rito abbreviato: Alessandro Grieco, 4 anni e 6 mesi; Giuseppe Calemma, difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese, 4 anni e 8 mesi; Gennaro Caldore, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, assolto a fronte di una richiesta di 11 anni di carcere: Federico Pascale, difeso dall’avvocato Dello Iacono, 4 anni e 8 mesi; Giancarlo Mariniello, difeso dall’avvocato Luca Mottola, 8 anni in continuazione con un’altra sentenza; Carmine D’Amora, 7 anni e 6 mesi; Ivan D’Amora, 10 anni; Antonio Desio, 4 anni e 4 mesi; Roberto Forino, 5 anni e 4 mesi; Gennaro Campitelli, da Domenico Dello Iacono, 5 anni e 4 mesi; Vincenzo Minervino, 4 anni e 4 mesi; Pasquale Di Guida, 4 anni e 4 mesi; Antonio De Crescenzo, 4 anni e 4 mesi; Salvatore Roselli, 6 anni e 8 mesi; Alessandro De Cicco, difeso dall’avvocato Andrea Di Lorenzo, assolto a fronte di una richiesta di 19 anni; Marco Andretta, assolto anch’egli da ogni accusa.
La retata era scattata il 5 marzo 2024 e aveva decapitato un gruppo di narcos emergenti, con a capo Ivan D’Amora, che aveva preso in mano le redini del traffico di droga nella zona dei famigerati Sette Palazzi di Scampia, negli anni della terza faida di Scampia base d’appoggio del gruppo misto legato agli Abete-Abbinante-Notturno. Dopo un anno e mezzo di indagini, un nuovo colpo era stato inferto agli ex Scissionisti con l’esecuzione di otto misure cautelare: cinque in carcere, due ai domiciliari e un divieto di dimora. I reati ipotizzati a loro carico, a seconda delle varie posizioni, andavano dall’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti a quella di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
La paranza nel recente passato, quantomeno fino al suo pentimento, faceva capo all’ormai ex ras Salvatore Roselli, salito alla ribalta della cronaca qualche tempo fa per l’inchiesta su una presunta estorsione al titolare di un bar di Arzano da parte di esponenti del clan Di Lauro. “Frizione”, com’è soprannominato Roselli, non era coinvolto nella vicenda. Ma avrebbe contribuito all’indagine con alcune dichiarazioni partendo dall’incendio dell’autovettura della ex compagna. Conclusa quella brutta pagina di cronaca, l’ormai ex capozona dei Sette Palazzi e la sua rete di narcos rischiavano di andare incontro a una stangata. Il pubblico ministero a dicembre scorso aveva chiesto condanne per oltre 150 anni di carcere.
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