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Il caso

Ucciso a 19 anni, il fratello: «Quel ragazzo è un mostro, deve pagare»

Domani si terrà l'udienza di convalida del 17enne accusato dell'omicidio

Ucciso a 19 anni, il fratello: «Quel ragazzo è un mostro, deve pagare»

Davide Carbisiero

«Per me quel ragazzo è un mostro e deve pagare. Tra dieci anni non voglio rivederlo libero». Così Gennaro Carbisiero, 30 anni, fratello di Davide, il 19enne ucciso con un colpo di pistola in una sala slot a Cesa, in provincia di Caserta.

Gennaro, primo di cinque fratelli, descrive Davide come un ragazzo con la testa sulle spalle, «non aveva mai avuto problemi con la giustizia e si era sempre distinto per la sua dedizione al lavoro», aiutandolo nelle sue attività, tra cui ristoranti e boutique di abbigliamento con il brand “Gegè", attivi tra Frattamaggiore e Napoli.

LO STRAZIO DELLA FAMIGLIA

La domenica mattina dell’incidente, Davide si trovava in un luogo che avrebbe dovuto essere un semplice punto di svago, ma si è trovato faccia a faccia con un individuo armato, un uomo che conosceva e che, secondo Gennaro, si sentiva in diritto di impugnare una pistola, come se fosse qualcuno di importante. «E me l'ha ucciso, a pochi giorni dal mio matrimonio» ha continuato con la voce rotta dall'emozione.

La famiglia Carbisiero, devastata dal dolore, non intende lasciare nulla di intentato nella ricerca di giustizia per Davide. «Penso a mio fratello ammazzato e a mia madre distrutta dal dolore» ha aggiunto Gennaro, mettendo in evidenza il profondo impatto che questa tragedia ha avuto su tutta la famiglia. «Ma una cosa voglio ribadirla: la giustizia deve fare il suo corso, e deve dare una condanna pesante a quell'essere che mi ha tolto mio fratello»

Domani, la famiglia di Davide sarà presente all'autopsia, assistita dal legale Enzo Spina.

CONVALIDA DEL FERMO

Domani si terrà l'udienza di convalida del 17enne accusato di aver ucciso con un colpo di pistola Davide Carbisiero. Il minorenne è attualmente detenuto nel Centro di giustizia minorile di Napoli, e domani potrebbe confermare la versione fornita domenica ai carabinieri del Gruppo di Aversa e al sostituto della Procura per i Minori di Napoli, ai quali ha parlato di un «errore fatale». «Non volevo ucciderlo», avrebbe ripetuto.

Le indagini sono in corso e gli inquirenti stanno esaminando la sua versione, la quale sembra allontanare le ipotesi precedentemente considerate, tra cui una lite tra i due o un contesto di criminalità legata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Un elemento significativo emerso è che il minorenne è risultato negativo ai test per l'alcol e gli stupefacenti. Inoltre, ha collaborato con le autorità, indicando il ritrovamento dell'arma utilizzata, una Beretta calibro 8 clandestina, con la quale ha esploso un solo colpo, fatale per Davide, contrariamente a quanto inizialmente riportato.

LE INDAGINI

Inoltre, una terza persona, un amico maggiorenne del minorenne, è stata ascoltata dagli inquirenti e ha confermato la versione fornita dal giovane. Secondo il racconto, la notte del 13 aprile, il 17enne e il suo amico si sono fermati con l'auto davanti alla sala slot, dove era parcheggiata l'auto di Davide. Il minorenne ha espresso l'intenzione di mostrare a Carbisiero la pistola che aveva con sé, e nel maneggiarla, sarebbe partito un colpo che ha colpito Davide alla giugulare, portando alla sua morte.

L'udienza di domani sarà cruciale per definire il futuro del giovane accusato e per chiarire ulteriormente le dinamiche che hanno portato a questo tragico evento.

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