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Morto l’ex boss Luigi Cimmino

Il ras del racket sugli ospedali era i domiciliari. Nel 1997 scampò all’agguato in cui fu uccisa l’innocente Silvia Ruotolo

Morto l’ex boss Luigi Cimmino

Luigi Cimmino

NAPOLI. Travolto da un male incurabile che l’ha divorato in pochi mesi, si è spento nella prima serata di ieri nella località protetta in cui aveva recentemente ottenuto gli arresti domiciliari. Luigi Cimmino, storico boss della mala dell’area collinare di Napoli, è morto a causa di un tumore che non gli ha lasciato possibilità di scampo.

Il ras di salita Arenella non ha però portato con sé i segreti di oltre trent’anni vissuti ai vertici della criminalità organizzata: dalla primavera del 2022, poco dopo l’ultimo maxi-blitz che ha decapitato il clan Cimmino-Caiazzo, aveva iniziato a collaborare con la giustizia fornendo agli inquirenti della Procura di Napoli, all’epoca guidata da Giovanni Melillo e oggi da Nicola Gratteri, importanti spunti investigativi confluiti poi in nuove ordinanze di custodia cautelare.

Luigi Cimmino, che aveva compiuto 64 anni lo scorso 15 marzo, era considera come l’indiscusso ras degli ospedali. Era lui, insieme ad alcuni esponenti di spicco dei clan Lo Russo e Licciardi, a tenere le redini degli appalti in ambito sanitario: indicava le ditte e quando non lo faceva aveva comunque la forza di imporre estorsioni a cinque e sei zeri.

Dopo la decisione di pentirsi, Cimmino, difeso prima dall’avvocato Domenico Esposito e poi dalla penalista Carmen di Meo, era però riuscito a limitare le conseguenze giudiziarie nel processo che lo aveva portato alla sbarra: in primo grado lui e il figlio Franco Diego, che pure aveva reso dichiarazioni eteroaccusatorie, erano riusciti a cavarsela con nove anni di carcere ciascuno.

Il suo nome, nell’ormai lontano 1997, era balzato con prepotenza alla ribalta della cronaca in quanto individuato come l’obiettivo designato del commando di killer del clan Alfano entrato in azione in salita Arenella: nel raid, colpita da una pallottola vagante, morì l’innocente Silvia Ruotolo.

Una delle sue ultime deposizioni in tribunale risaliva a ottobre scorso, quando Cimmino, riferendo sul racket negli ospedali napoletano aveva indicato cinque nosocomi nel mirino della camorra: «Io e Giulio De Angioletti gestivamo il giro di estorsioni al loro interno e poi distribuivamo il denaro. Arrivavano un sacco di soldi. Anche i lavori nelle stazioni metropolitane dell’area collinare, compresa quella di Materdei, erano di nostra “competenza”».

L’ex boss del Vomero Luigi Cimmino, per anni capo indiscusso dell’omonimo clan, era stato esaminato in aula nell’ambito del processo che si stava celebrando con la formula dibattimentale e che vedeva alla sbarra l’ala “imprenditoriale” della cosca.

Il super pentito non aveva deluso le aspettative e nel corso dell’udienza aveva a lungo parlato dei suoi rapporti con i clan Mallardo, Licciardi, Contini e Lo Russo, ai quali andava «una percentuale su ogni estorsione al Vomero». Proprio a ottobre scorso le sue condizioni di salute si sono aggravate e qualche tempo il tribunale gli ha concesso gli arresti domiciliari in località protetta. Ieri sera il decesso. I funerali saranno celebrati in forma privata.

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