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Camorra

Asse tra clan a Napoli Ovest, azzerati i Troncone-Frizziero

Svelato un giro di estorsioni sui gadget del Napoli e sulle forniture ai negozianti

Asse tra clan a Napoli Ovest, azzerati i Troncone-Frizziero

Nella foto uno dei summit tra affiliati al clan; riquadri il boss Vitale Troncone, Giuseppe Troncone, Luigi Troncone, Luisa Troncone, Antonio De Monte, Valerio Andrea Guerra, Emanuele De Pasquale, Giu

NAPOLI. «Adesso vedranno come si fa la malavita». Si esprimeva così, parlando con il figlio Giuseppe, il ras Vitale Troncone in una conversazione captata grazie a una microspia abilmente piazzata dai carabinieri. Una frase eloquente che rappresenta per gli inquirenti un ulteriore indizio sull’esistenza a Fuorigrotta di un clan ben strutturato e alleato dei Frizziero della Torretta di Chiaia, guidato dal pari grado Mariano Frizziero.

Un’associazione di “mutuo soccorso” e con molti punti in comune nella gestione alle classiche attività illecite di camorra: l’estorsione e il traffico di sostanze stupefacenti. Vittime del “pizzo” i venditori ambulanti di gadget del Napoli durante i festeggiamenti dello scudetto, i parcheggiatori abusivi e i trafficanti di droga che operavano nelle piazze di spaccio.

Boss e luogotenenti per evitare le intercettazioni conversavano in chat sulla Playstation, ma lo stratagemma non è servito. L’inchiesta sui clan Troncone e Frizziero, coordinata dalla procura antimafia, ha portato all’emissione di 24 misure cautelari: quindici in carcere, sei agli arresti domiciliari e tre misure interdittive dall’attività imprenditoriale.

La maggior parte degli indagati (ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva) sono indiziati di appartenere alle organizzazioni di tipo mafioso, riconducibili alle due famiglie camorristiche e dedite al traffico organizzato di sostanze stupefacenti, alla detenzione di armi, alle estorsioni ed al contrabbando di Tle.

Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, hanno consentito di documentare la piena operatività dei due clan nei quartieri occidentali del capoluogo campano. Sono stati ricostruiti numerosi episodi estorsivi, non solo nei confronti di esercizi pubblici ma anche nei riguardi di persone dedite allo svolgimento di attività illecite (spaccio di sostanze stupefacenti, contrabbando di tabacchi lavorati esteri e parcheggiatori abusivi).

Gli accertamenti condotti dal militari dell’Arma hanno documentato il versamento, con cadenza settimanale, di somme di denaro a titolo di “controprestazione” per poter esercitare i “lavori” sul territorio. L’inchiesta, pur senza arrivare a incriminazioni, ha fatto pure luce sugli omicidi di Gaetano Mercurio, legato ai Troncone, e di Antonio Volpe, anziano componente di un gruppo di Fuorigrotta vicino ai Bianco-Baratto e in contrasto con i ras di via Caio Duilio.

Sullo sfondo la guerra tra i Troncone e i Sorianiello-Iadonisi, spalleggiati dagli Esposito di Bagnoli. Nel corso delle indagini, svolte tra il 2020 e il 2023, e stato anche dimostrato ̀ da parte del clan “Troncone” il reimpiego dei proventi del contrabbando e di spaccio di sostanze stupefacenti nell’acquisto di tre imbarcazioni, intestati fittiziamente e poi noleggiati attraverso una società di Nisida.

Per i natanti il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo, disponendo il divieto di esercizio dell’attività imprenditoriale nei confronti della titolare della società e del marito, intermediario. Infine, è stato accertato l’uso di cellulari in alcuni carceri, con cui i vertici dei clan impartivano disposizioni.

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