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Il caso
16 Aprile 2025 - 12:29
NAPOLI. Che cosa vuol dire sviluppo di un territorio? Cos’è la sua pianificazione, la progettualità, la visione? Domande che bisognerebbe girare a due interlocutori: l’amministrazione napoletana, e il governo italiano. Parliamo di Scampia, un nome che è ormai un simbolo, un marchio, un timbro dalla forza comunicativa fortissima. Prima sinonimo di criminalità, spaccio, paura, poi di degrado, squallore, abbandono. Di recente, dopo anni di vuoto, riscatto, ripartenza, speranza. La sua faccia è cambiata, è vero: la metropolitana, l’abbattimento di una Vela, poi di un’altra, l’Università. Non si può negare un certo investimento su quest’area, che, però, di certo non deve stare lì a ringraziare per le attenzioni che adesso, dopo tanto sangue versato sulle sue strade, sta ricevendo. Ma, al di là di queste grosse azioni mediaticamente molto forti, che hanno visto sfilare e mettersi in posa dinanzi a telecamere e macchine fotografiche i vari politici di turno, la questione è: qual è il progetto reale per la ripartenza -quella vera, di Scampia?
Un caso emblematico è quello che ha per protagonista l’ex Centrale del Latte, edificio che sorge al confine tra Scampia e Secondigliano. Una delle tante strutture abbandonate, come ce ne sono a bizzeffe a Napoli: palazzoni ormai fatiscenti, fantasmi di un passato che, però, è ancora lì. Qualche anno fa qualcuno si interessa a questo mostro di cemento, e avanza una proposta: trasformarlo in un hub per la mobilità elettrica, un centro in cui far confluire ricerca, formazione e produzione, con l’obiettivo di creare occupazione, innovazione e inclusione sociale sul territorio. L’idea era di Giuseppe Buonaguro, imprenditore napoletano che, insieme al fratello Paolo, è riuscito, negli anni, ad avviare una florida attività a Bergamo: Italiainmoto, azienda pioniera della mobilità elettrica. Ma con un sogno nel cassetto: fare qualcosa per il loro territorio di provenienza.
L’opportunità si presenta nel 2012: un finanziamento statale perfetto per Mobytech, il nome del progetto che i due fratelli imprenditori avevano in mente. E cioè un polo industriale che avrebbe creato circa 500 posti di lavoro, per la cui sede pensano proprio all’ex Centrale del Latte, grande abbastanza e in un territorio perfetto per ospitare l’ambizioso progetto. Sembrava tutto pronto per partire: investimenti, piani, partner. Ma, a fermare ogni cosa, un malinteso sulla proprietà dell’edificio, che, verrà fuori, appartenere alla Meridionale Srl, e non al comune di Napoli (all’epoca timonato da Luigi de Magistris), come in un primo momento si credeva. Bruciata l’occasione del finanziamento, tramonta il progetto di Italiainmoto. Dopo anni di silenzio, ecco che il quartiere Nord di Napoli torna sotto i riflettori: sul modello Caivano, il governo Meloni, nell’ottica della riqualificazione del territorio, individua alcune azioni concrete da intraprendere il prima possibile. In primis, lo sgombero e la bonifica dell'area del campo rom di via Cupa Perillo. In secondo luogo, l’intenzione di realizzare un campo da rugby, da affidare alla gestione delle Fiamme Oro. Di proposte come quelle di Buonaguro, nei piani del governo, nemmeno un accenno.
Ricapitolando: da un lato, progetti di rigenerazione urbana e sociale fermi e ignorati per anni, dall’altro l’annuncio della futura costruzione di un centro dedicato a uno sport non tra i più diffusi a Napoli, e lo sgombero di un campo rom. Sabato scorso, il commissario parlamentare d’inchiesta sulla sicurezza e lo stato delle città italiane e delle loro periferie, l’onorevole Alessandro Battilocchio, ha visitato proprio alcuni luoghi simbolo del degrado che colpisce, purtroppo e ancora, la settima e l’ottava Municipalità: da Miano a Piscinola, passando per Scampia, Marianella, Secondigliano, zone lontane dal centro storico pieno di turisti. Ma in cui c’è un disperato bisogno di cambiamento. Una tappa, però, Battilocchio l’ha dedicata proprio a Buonaguro, visitando il centro formativo di Italiainmoto, in via Privata Detta Scippa, a Secondigliano. "Abbiamo un protocollo d’intesa col Ministero della Giustizia, dipartimento di giustizia minorile e di comunità: facciamo corsi di formazione per giovani dai 18 ai 25 anni reclusi presso gli istituti penitenziari minorili e nelle aree penali esterne. Li formiamo sulla mobilità elettrica: una parte la assumiamo, un’altra la facciamo assumere da altre aziende. Facciamo questa cosa a Secondigliano, e nessuno lo sa”, ha rivendicato in questa occasione Giuseppe Buonaguro. Ora, al di là del progetto di Italiainmoto, con una domanda abbiamo iniziato, e con un’altra, forse retorica, terminiamo: tra un campo da rugby e un’occasione di sviluppo territoriale, Scampia di cosa ha più bisogno?
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