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La polemica
16 Aprile 2025 - 12:57
Giogiò Cutolo
NAPOLI. «Giogiò vive di luce propria, non ha bisogno di guitti come te. Vergognati». Sono parole dure, piene di dolore e amarezza, quelle affidate da Franco Cutolo alla sua pagina Facebook, rivolte allo scrittore Roberto Saviano.
Franco è il padre di Giambattista Cutolo, per tutti Giogiò, il giovane musicista ucciso con un colpo di pistola la sera del 31 agosto scorso, a Napoli, da un ragazzo di 17 anni. Il post è una reazione a un servizio televisivo di novembre, firmato da Saviano, nel quale – secondo Cutolo – si traccia una cronistoria delle giovani vittime della violenza in città, senza però menzionare Giogiò.
«Trovo questa cosa vergognosa – ha detto Franco Cutolo, raggiunto telefonicamente – e spero non sia legata al fatto che tempo fa la mamma di Giogiò lo attaccò pubblicamente. Ma dimenticarsi di mio figlio è un’ingiustizia nei confronti della sua memoria e di ciò che la sua morte ha rappresentato per questa città».
Giogiò, ricordato da molti come un talento gentile, un simbolo di giovinezza e cultura, è diventato suo malgrado una figura centrale nel dibattito sulla criminalità minorile. Dopo il suo omicidio, Napoli si è stretta attorno alla sua famiglia, e anche lo Stato ha riconosciuto l’eroismo del giovane musicista, insignendolo della medaglia al valor civile. «Mio figlio è stato l’ammiraglio di questa tragedia che sta vivendo Napoli», aggiunge Cutolo.
«L’omicidio di Giogiò ha segnato uno spartiacque. Con la sentenza che ha condannato il suo assassino a 20 anni di carcere abbiamo scritto una pagina di storia. Una sentenza che verrà presa come riferimento in casi simili. E proprio da questa tragedia è partito anche un impulso forte per la legge Caivano, che ha eliminato la possibilità della “messa alla prova” per certi reati gravi».
Il ricordo di Giambattista, dunque, non è solo un atto di amore familiare o di giustizia simbolica. È anche memoria civile, coscienza collettiva.
«Credo sia necessario ricordarlo – conclude Franco Cutolo – e ricordarlo sempre. Anche a chi, come Saviano, si dice voce della legalità e della lotta contro la criminalità. Trovo quesro atteggiamento grave, scorretto e intollerante perché chi dimentica Giogiò, dimentica una battaglia di tutti».
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