Cerca

Addio a Francesco

Il “pizzaiolo del Papa": «Avevo un grande rapporto con lui, lo amerò sempre»

Staiano: «Spuntò alle mie spalle e disse: "Ho saputo che qui si mangia una pizza buona"»

Il “pizzaiolo del Papa": «Avevo un grande rapporto con lui, lo amerò sempre»

Vincenzo Staiano e Papa Francesco

CASOLA DI NAPOLI. Con le sue pizze per i poveri ha guadagnato la stima e l’affetto di Papa Francesco, il cavalier Vincenzo Staiano, più famoso come titolare della pizzeria “ ’o zi’ Aniello”, è disorientato, commosso, incredulo per la scomparsa del Santo Padre. «Per me veramente Padre, con lui avevo un rapporto speciale in 10 anni ho avuto con lui innumerevoli incontri, e grazie a lui ho messo in atto tante iniziative. Tutte legate alla carità per i poveri ai quali tanto teneva».

Quando lo ha visto l’ultima volta?

«Giovedì scorso, in occasione del suo incontro con i medici e gli infermieri dell’ospedale Gemelli di Roma. Ero in Vaticano per scaricare alimenti destinati ai poveri di Santa Marta. Mi trovavo dietro l’Aula Paolo VI. Lui scendeva dalla sua camera, accompagnato in carrozzina».

Sono solo pochi giorni fa, come stava?

«Stava bene, aveva un bell’aspetto rilassato e colorito».

Gli ha parlato?

«No, io no. L’ultima volta a dicembre, quando gli ho regalato un quadro raffigurante una bambina sotto i bombardamenti. Aveva ricevuto tanti doni, ma era stato colpito da questa immagine che io avevo commissionato per lui. Era incuriosito da una colomba che avevo voluto raffigurata sulla immagine drammatica della bimba nel bombardamento».

Cosa significava quella colomba?

«Volevo rappresentare proprio lui, come mediatore e portatore di pace… Non sono riuscito a spiegarglielo e allora, qualche giorno fa, mi hanno telefonato dal Vaticano chiedendomi di descrivere il quadro in una lettera, perché Papa Francesco desiderava comprendere meglio quella immagine. E, ieri, mia moglie ed io eravamo intenti a scrivere questa lettera. Purtroppo non avrò più modo di spiegarglielo».

Quali sono i ricordi più forti che ha di Papa Francesco?

«Sono tantissimi. Mi chiamava “zio”, da “’o zi’ Aniello”, il nome della mia pizzeria. L’ultimo bel ricordo risale a un giorno in cui mi vide che indossavo una t-shirt con l’immagine del beato Bartolo Longo e, in quella occasione, me la firmò, chiedendomi di tenere la stoffa tesa. Dopo l’ha santificato. Una volta, avevo posizionato un fornetto nella caserma e me lo trovai alle spalle. Chiese: “Scusate, mi dicono che qui si mangia la pizza buona…” E ricevette un applauso dai presenti che non si aspettavano quella sua improvvisata».

Lei è stato anche insignito dell’onorificenza di “Gentiluomo di Sua Santità”, che cosa significa?

«Che faccio parte della “Famiglia di San Pietro”, avrò l’onore di dedicarmi per sempre al servizio di chiunque dovrà essere ricevuto. E in qualsiasi altro dovesse essermi chiesto. Lo avrei fatto anche senza alcuna onorificenza. Io sono stato e resterò sempre un “innamorato di Francesco”».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori