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Il ricordo
22 Aprile 2025 - 07:50
Il cardinale Crescenzio Sepe e Papa Francesco
NAPOLI. «È un Papa che lascia una grande eredità, perché è stato un innovatore, ma anche con tanti problemi che la Chiesa, e non solo, sta affrontando: le guerre, tutto quello che sta succedendo… Io ho partecipato a due conclavi, scegliere un nuovo Papa, però in questo momento credo che sia ancora più difficile. Il prossimo Papa dovrà essere una personalità di primissimo piano, che sappia mediare». A dirlo, in un’intervista a Canale 16-Otto Channel, il cardinale emerito di Napoli, Crescenzio Sepe.
«C’è stato un legame molto forte tra Napoli e il Papa. Quando eravamo cardinali tutti e due, io ero a Roma ancora come Prefetto e lui era Arcivescovo di Buenos Aires, ci incontravamo per le riunioni. E ricordo che mentre prendevamo un caffè chi chiesi di venire a Napoli. Lui me lo promise e quando fu fatto Papa glielo ricordai. E lui venne: e fu straordinario».
Tra i ricordi di quella visita, ce n’è uno in particolare: quando le suore di clausura circondarono Francesco: «Dissi a tutte le suore di clausura “se volete vi do la licenza di uscire”, venire in cattedrale dove ci saranno anche i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e quindi potete venire anche voi. Le suore risposero: sì, sì, sì, va bene non si preoccupi. Appena mi avvicinai all'altare, mentre il Papa, si stava sedendo, sta’ monaca, che io conoscevo, si alzò e con un pacchetto in mano, si alzò per donare dei biscotti al Papa. Appena si alzò lei, tutte le altre dietro. Alla fine tutti ridevamo, anche il Papa si fece una bella risata. Tanto è vero, che quando dopo alcuni anni andammo a Roma a restituire la visita della Diocesi al Papa, io portai una rappresentanza, i vescovi, i sacerdoti e così via, e presentai tutti. Alla fine, Papa Francesco mi chiese: ma ci stanno anche le suore? Dico, sì sì. E lui dice no no per favore…».
Infine: «Con Francesco la Chiesa ha imparato ad aprire le porte, a uscire dai propri circoli e andare incontro alla gente. E questa è stata una delle innovazioni più belle che ci ha dato Papa Francesco e che certamente qualsiasi Papa verrà dopo di lui non potrà non tener conto di questa nuova sensibilità, perché tutti, sacerdoti, vescovi, cardinali, siamo tutti chiamati a stare con la gente, in mezzo al popolo, a vivere con gli uomini i problemi, le difficoltà, i momenti difficili e farci testimoni della parola di Dio».
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