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Ambiente
23 Aprile 2025 - 08:39
NAPOLI. Un nuovo studio scientifico ha rilevato livelli allarmanti di elementi tossici nella Terra dei Fuochi in Campania – un’area che registra uno dei più alti tassi di incidenza di tumori in Europa – anche in zone finora ritenute non inquinate. La ricerca, pubblicata su Science of the Total Environment, ha utilizzato un muschio (Scorpiurium circinatum) come bioindicatore, rilevando un accumulo di arsenico, mercurio, piombo e altri elementi tossici sia in un sito industriale che in un’area rurale.
Lo studio è stato condotto da un team dell’Università Federico II di Napoli in collaborazione con la Sbarro Health Research Organization (Shro) della Temple University di Philadelphia. I ricercatori hanno impiegato «moss bags», sacchetti contenenti campioni di muschio capaci di assorbire inquinanti dell’aria, posizionati in sei punti di due aree campione: il bosco della Reggia di Carditello, poco antropizzato, e una zona industriale di Giugliano in Campania, simbolo dello smaltimento illegale di rifiuti.
A confronto, una località montana incontaminata: il Monte Faito. I sacchetti sono stati esposti per 21, 42 e 63 giorni. I campioni sono poi stati analizzati per sette elementi tossici (arsenico, cadmio, cromo, rame, mercurio, piombo, antimonio), verificando anche danni cellulari e stress ossidativo. I muschi di Carditello e Giugliano hanno assorbito quantità significative di inquinanti; i campioni del Monte Faito sono rimasti puliti.
Già dopo tre settimane, il muschio conteneva arsenico (2,2 mg/kg), rame (17 mg/kg) e mercurio (0,06 mg/kg): livelli sufficienti a innescare stress ossidativo e danni ultrastrutturali nelle cellule vegetali. Un dato cruciale emerso è che il grado di contaminazione è simile in entrambe le aree, nonostante una sia verde e l’altra industriale. Questo significa che i fumi tossici non restano confinati vicino alle discariche, ma si diffondono ampiamente.
«Non c’è alcun luogo preservato e sicuro per l’ambiente e la salute umana nell’area colpita – sottolinea la dottoressa Adriana Basile, coautrice dello studio –. Perfino le località apparentemente “pulite” risultano compromesse». La dottoressa Iris Maria Forte aggiunge: «Questo studio conferma la gravità dell’inquinamento e la necessità di un’azione immediata».
Le implicazioni vanno oltre la sfera ambientale e toccano la salute pubblica, in linea con l’approccio One Health, che riconosce l’interconnessione tra salute umana, animale ed ecosistemica. Se un muschio può accumulare tossine e mostrare segni di sofferenza in poche settimane, l’esposizione cronica per i residenti è immaginabile.
I danni osservati «riflettono il potenziale rischio sanitario» per chi vive esposto quotidianamente a questi fumi, rendendo urgenti gli interventi di risanamento per contenere quella che viene definita «una enorme questione sociale e sanitaria».
Antonio Giordano, presidente di Shro e coautore della ricerca, afferma: «Questa ricerca convalida ciò che denunciamo da anni: la Terra dei Fuochi è una catastrofe ambientale con gravi ripercussioni sanitarie. È allarmante che persino un’area considerata “integra” sia contaminata».
E conclude: «Non ci sono più dubbi: i fumi tossici permeano l’intero ambiente. Alla luce di questi risultati e della recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, serve un approccio One Health. Proteggere l’ambiente significa proteggere la salute. Occorrono azioni immediate per bonificare le aree e prevenire nuovi roghi. La salute delle nostre comunità dipende da un’azione rapida».
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