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CAMORRA

Gioielliere sotto estorsione, accuse a picco per il boss

Fino al 2006 la vittima costretta a versare al clan 500 euro tre volte all’anno

Gioielliere sotto estorsione, accuse a picco per il boss

Nel riquadro Mario Ascione, 37 anni, elemento di spicco della mala vesuviana

NAPOLI. Per lui rischiavano di riaprirsi le porte del carcere, invece rimarrà ancora per diverso tempo a piede libero. Mario Ascione, 37enne ras dell’omonimo clan di Ercolano, ieri mattina è stato completamente assolto dall’accusa di aver taglieggiato una nota gioielleria del comune vesuviano.

La difesa di Ascione, rappresentata dal penalista Giuseppe Perfetto, ha infatti sostenuto e dimostrato che il boss, che all’epoca dei fatti non aveva ancora raggiunto la maggiore età, non aveva mai preso parte all’estorsione. Il suo ruolo, piuttosto, sarebbe stato quello di un mero spettatore nelle occasioni in cui l’imprenditore era stato convocato nel fortino del clan per consegnare la tangente della “tranquillità”: 500 euro da versare tre volte all’anno.

Circostanza piuttosto singolare, per quella stessa vicenda Mario Ascione in passato aveva già ricevuto una condanna. La contestazione riguardava però in quel caso soltanto l’estorsione perpetrata da maggiorenne. Tra il 2004 e il 2006, invece, quando Ascione non aveva ancora compiuto 18 anni, il racket al gioielliere Stizzo non avrebbe portato la sua firma. Da qui la decisione del tribunale per i Minorenni di Napoli, alla fine del processo celebrato con il rito ordinario, di assolvere il presunto capoclan dall’accusa.

Mario Ascione, che visto il suo curriculum criminale rischiava di tornare presto in carcere, rimarrà ancora a piede libero. Sulla sua testa pendono però ancora altre pesanti accuse non ancora definite in sede giudiziaria. Di Ascione jr si era già scritto a settembre 2023, quando venne scarcerato per “scadenza termini”. Mario Ascione, presunto protagonista della faida che per anni ha insanguinato l’hinterland vesuviano, era stato scarcerato dalla Corte d’appello di Napoli.

Un colpo di scena maturato in seguito al favorevole verdetto che Ascione ha incassato nel maggio precedente, quando la Corte di Cassazione ha annullato la condanna a suo carico per il tentato omicidio di Ciro Langella, rimasto gravemente ferito da un colpo di pistola al torace il 23 aprile del 2008.

In quel frangente si erano rivelate determinanti le argomentazioni portate in aula dai due legali del ras, gli avvocati Giuseppe Perfetto e Dario Russo, i quali sono riusciti a ottenere anche un ulteriore risultato. Disponendo la celebrazione di un nuovo processo di appello gli Ermellini della prima sezione avevano inflitto un duro colpo a un quadro indiziario che, almeno per Ascione, si era fin qui dimostrato granitico.

Il suo presunto complice, Ciro Papale, già nel rito abbreviato era stato invece assolto e altri due sospettati erano stati archiviati dopo l’arresto iniziale. Mario Ascione aveva invece scelto di affrontare il rito ordinario, sperando di riuscire a dimostrare la propria estraneità alla vicenda grazie all’iter dibattimentale. I giudici di primo grado, ma anche quelli di appello, ne avevano però stabilito la colpevolezza, condannandolo a 18 anni di reclusione. Il colpo di scena è maturato in seguito grazie all’articolato ricorso per Cassazione.

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