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Dopo Francesco
24 Aprile 2025 - 08:30
Il cardinale emerito Crescenzio Sepe e Papa Francesco
NAPOLI. «Non è importante che sia italiano o meno, come si fa ora a dirlo, siamo ancora frastornati dalla morte di Papa Francesco. Deve avere personalità, deve avere la fede in Cristo per affrontare momenti difficili». Lo dice all’Adnkronos il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo emerito di Napoli, a proposito dell’elezione del nuovo Pontefice, dopo la morte di Papa Francesco.
«Bisogna dire con verità che a ogni morte di Papa c’è la difficoltà di scegliere un erede perché ognuno lascia un’eredità enorme, tra le cose fatte e quelle ancora da fare. Ho partecipato a due Conclavi, è stato difficile anche per il successore di Giovanni Paolo II, ma ora le difficoltà sono maggiori, il contesto socio culturale è più complesso e c'è la questione della pace che ci ha portato in una situazione che grida vendetta agli occhi di Dio, ci sono oltre 40 conflitti aperti nel mondo, non solo Medio Oriente o Ucraina», spiega il Sepe, aggiungendo che «l’eredità di Francesco richiede grande personalità, il nuovo Papa deve essere un uomo pieno dello spirito di Dio, di Cristo, del Vangelo, il primo testimone della verità del Vangelo. Cristo è il principe della pace, anche Pio XII e Giovanni Paolo II hanno sempre gridato e messo la propria responsabilità morale affinché le guerre finissero, le conseguenze delle guerre sono immaginabili, quindi deve essere spiritualmente molto forte, di equilibrio e saggezza».
Secondo il cardinale emerito, il successore di Papa Francesco «deve essere anche capace di unire all’interno della Curia e della Chiesa, dove ci sono delle frazioni, dove c’è una specie di divisione dal contesto di unità che ha sempre caratterizzato la Chiesa di Gesù. Il nuovo Pontefice quindi deve essere capace di evitare di prendere posizioni per l'uno o l’altro e trovare equilibrio tra le parti, sennò c’è il rischio di una spaccatura».
Sepe, infine, ricorda la visita di Francesco a Scampia, nel 2015. «Volle sapere che tipo di posto fosse, gli raccontai che quando presi possesso della diocesi di Napoli andai prima a Scampia a baciare in terra, piuttosto che in Cattedrale e lui volle fare lo stesso. Il Papa voleva toccare uno degli argomenti più toccanti della sua visita, ribellarsi al male, al malaffare, tutte cose che “spuzza”, termine argentino che lui ha usato per evidenziare il male. Da allora Scampia vive con questo messaggio del Papa, sulle sue parole di speranza, la necessità di non arrendersi al male, sennò si cade nell’illegalità. Tutti a Scampia ricordano le parole di Papa Francesco».
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