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Camorra
24 Aprile 2025 - 08:54
Nella foto la vittima Domenico Gargiulo; nei riquadri Antonio Bruno, Renato Esposito, Vincenzo Pernice, Raffaele Fiore, Vincenzo Caiazzo e Gennaro Sautto
NAPOLI. Tre moventi per un uomo solo: troppi per permettere di salvarsi a Domenico Gargiulo, che pure era soprannominato “l’immortale” come il personaggio Ciro Di Marzio in “Gomorra”. Il 28enne “Sicc e penniell”, altro suo alias, transitato in ben tre clan nel corso della breve vita, era inviso a tutti e nulla poterono i SauttoCiccarelli, ultimo gruppo cui si era avvicinato, per impedirne la fine, il 6 settembre 2019.
Ma a quasi sei anni di distanza i presunti mandanti ed esecutori sono stati smascherati: Antonio Bruno, referente dei Licciardi nel rione Don Guanella, e Antonio Gennaro Sautto, ras del gruppo omonimo con base a Caivano e origini a Secondigliano; Vincenzo Pernice e Vincenzo Caiazzo esecutori materiali. Contro di loro (ferma restando la presunzione d’innocenza) c’è un mix tra indagini tecniche a cominciare dalle immagini di una telecamera sul luogo della scomparsa e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in particolare Vincenzo Iuorio.
Nella ricostruzione della procura antimafia, sulla base delle indagini compiute dalla Squadra mobile della questura guidata dal dirigente Giovanni Leuci e del commissariato Scampia (dirigente Antonella Palumbo con il vice Lorenzo Stabile) Domenico Gargiulo era diventato una specie di croce per il clan Abbinante, in ottimi rapporti con i Licciardi, e gli stessi Sautto, pressati affinché si liberassero dello scomodo affiliato da poco accolto.
Così, secondo gli inquirenti, erano tre le ragioni che provocarono l’omicidio. Si vociferava, come ha raccontato il pentito Salvatore Roselli, che “Sicc e penniell” avesse spifferato a un investigatore il tragitto di un grosso carico di droga; aveva cambiato più casacche in poco tempo, diventando inaffidabile; indirettamente gli Abbinante lo accusavano di aver provocato l’arresto e la condanna all’ergastolo di Salvatore Baldassarre, che aveva ucciso al suo posto l’innocente Pasquale Romano per un errore di persona.
Con l’aggravante che il killer è il nipote di del capoclan Antonio Abbbinante del Rione Monte Rosa. Gargiulo aveva mangiato pane e camorra fin da giovane. Prima era stato un soldato nel clan Abbinante, poi li aveva traditi passando con i Marino delle Case Celesti. Nel 2012 era scampato a due diversi agguati ad opera di affiliati agli Abbinante-Abete-Notturno, maturati nell’ambito della strategia tesa ad uccidere appartenenti alle organizzazioni contrapposte Marino e Vanella Grassi tra loro alleati.
Il 15 ottobre 2012 gli esecutori materiali commettevano un errore di persona e al suo posto ammazzarono Pasquale Romano, estraneo a dinamiche criminali. Meno di venti giorni dopo, il 3 novembre, “Sicc penniell” fu nuovamente vittima di un agguato mentre era in un bar a Scampia, ma la pistola del sicario si inceppò e lui riuscì a fuggire.
L’inchiesta vede 31 indagati a vario titolo per mafia, omicidio, occultamento di cadavere, stupefacenti, armi, estorsione, favoreggiamento personale, riciclaggio e ricettazione. È pure emerso che il clan Licciardi controlla anche il mercato dei veicoli rubati, gestendo la vendita a terzi o la restituzione tramite “cavallo di ritorno”.
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