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24 Aprile 2025 - 19:37
NAPOLI. La chiesa e la città di Napoli si sono ritrovate nella Cattedrale per la messa in suffragio per Papa Francesco. Il Duomo cittadino è gremito. Tanta anche la gente in piedi perché non ha trovato posto nei banchi. Palpabile la commozione tra i fedeli. Alla celebrazione, che sarà officiata dall'arcivescovo di Napoli, cardinale Domenico Battaglia, sono presenti numerosi sacerdoti della diocesi, rappresentanti di associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali, ma anche le autorità civili: il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il prefetto, Michele di Bari, l'assessore regionale all'Istruzione, Lucia Fortini, l'assessore comunale all'Ambiente, Vincenzo Santagada, l'assessore comunale al Turismo, Teresa Armato, il garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello, i vertici delle forze dell'ordine.
"Sorelle e fratelli, oggi siamo qui come un’unica famiglia, in comunione con tutta la Chiesa universale, per ringraziare il Signore per il dono immenso che Papa Francesco è stato, non solo per la Chiesa, ma per il nostro tempo e per questo mondo così bisognoso di testimoni credibili, di profeti coraggiosi, di annunciatori del Vangelo e difensori dei poveri. Sì, difensori dei poveri, quei poveri il cui sguardo pieno di lacrime ho incrociato ieri mattina, in Piazza San Pietro, mentre vedevano passare il 'loro' Papa, il Vescovo di Roma che ci ha raccontato il sogno di una 'Chiesa povera e per i poveri', un sogno che resta per noi intatto, non come eredità da custodire, ma come compito da realizzare ancora". Così il cardinale don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nella sua omelia alla messa in suffragio di Papa Francesco nel Duomo di Napoli.
"Nessuno di noi - ha aggiunto il cardinale Battaglia - immaginava che quell'abbraccio così immersivo tra la gente, nel giorno di Pasqua, sarebbe stato l’ultimo. Né che il giorno dopo, Francesco ci avrebbe salutati per sempre. Eppure, a guardare bene le trame sottili delle coincidenze, la sua partenza proprio il lunedì dell’Angelo ha un significato che ci parla. Quel giorno è come una seconda Pasqua, più quieta, più discreta. Che la tradizione denomina 'dell’angelo' quasi a sottolineare il ruolo di chi, dinanzi al sepolcro chiuso della morte, annuncia l’imprevedibile e l’imponderabile della Resurrezione, aprendo inediti spazi di vita eterna a chi credeva che tutto finisse lì, dietro a una grossa pietra".
"Nel raccoglimento della preghiera - ha proseguito l'arcivescovo di Napoli - mi è venuto da immaginare che anche noi, come popolo di Dio, sconvolti da quella notizia, ci siamo trovati davanti a un sepolcro. E lì, in quel silenzio carico di smarrimento, abbiamo potuto ascoltare una voce, forse di un angelo, forse del Signore stesso, che ci ha guardati con dolce fermezza e ci ha detto: 'Francesco non è qui. È vivo. È con me.È partecipe della mia resurrezione'. Ed è questa la certezza che oggi vorrei annunciare a tutti voi mentre salutiamo Papa Francesco: non è morto, è vivo. Non è più tra noi come lo conoscevamo, con quella voce roca e affaticata, con le sue carezze sulle teste dei bambini, con i suoi abbracci agli ammalati e ai poveri, con il suo sguardo che sapeva consolare e provocare. Si, non è più tra noi ma è vivo. È vivo in Dio, con il Dio dei viventi. È vivo nel cuore della Chiesa che ha tanto amato. È vivo nel Vangelo che ha cercato di testimoniare e annunciare fino alla fine".
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