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Banda del buco, accuse in bilico

Colpo da 15 milioni in trasferta, il Riesame dissequestra beni per oltre 160mila euro

Banda del buco, accuse in bilico

NAPOLI. Furto da 15 milioni di euro a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, con la tecnica del buco, il Riesame restituisce soldi e orologi agli indagati. Si è celebrata la prima, probabilmente, delle numerose udienze per il furto milionario effettuato dalla banda del buco a Casale Monferrato. Gli avvocati Fabio Della Corte e Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord hanno impugnato i provvedimenti di sequestro emessi a carico dei propri assistiti, innanzi al tribunale del Riesame di Vercelli, che accogliendo le tesi difensive dei due legali ha restituito una somma “importante”, oltre 160 mila euro, alcuni orologi e un telefono cellulare a due degli indagati.

Intanto la Procura della Repubblica di Vercelli ha nominato un consulente tecnico per l’estrapolazione dei dati dai cellulari sequestrati agli indagati, al fine di verificare se vi sono dati di rilievo ai fini investigativi. Uno a zero per la difesa, per ora, per una partita (il processo) che sembra appena iniziata. Un colpo da 15 milioni di euro, tra contanti e preziosi, era stato commesso da veri professionisti, durante la notte mentre la banca era chiusa. Hanno disattivato sia le telecamere che il sistema di allarme e sono entrati con la tecnica del buco tramite le fogne, sfondando la porta del caveau, per poi asportare tutto il contenuto di oltre 250 cassette di sicurezza della filiale di Intesa San Paolo a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria.

Eppure, un dettaglio che sembrava insignificante, si è rivelato cruciale per le indagini: i ladri avevano mangiato durante il colpo. La scientifica, infatti, ha rinvenuto rifiuti organici all’interno del caveau. Un’imprudenza che, a distanza di 16 mesi, potrebbe essere la chiave per incastrarli. La Procura di Vercelli aveva infatti notificato l’avviso di accertamenti a 11 persone indagate per aver preso parte all’organizzazione del furto. Ogni membro della banda avrebbe avuto un ruolo ben preciso: c’era chi si occupava dell’organizzazione, chi faceva da palo e altri che, come emerso dalle indagini, avevano affittato un locale adiacente alla banca da cui partiva lo scavo attraverso le fogne.

Con l’analisi delle tracce alimentari rinvenute, la polizia potrebbe presto avere la prova decisiva: nei prossimi giorni, il Dna dei sospetti sarà confrontato con le tracce biologiche lasciate sulla scena del crimine. Un errore che potrebbe costare molto caro alla banda. Tra gli indagati, indicato come organizzatore del colpo, c’è lo specialista napoletano Marco Scutto. Difeso dall’avvocato Luigi Poziello, fu arrestato a settembre 2024 con l’accusa di triplice tentato omicidio nei confronti di tre complici, in una sparatoria del 9 maggio 2024.

Tra i feriti figurava anche Gennaro Esposito, napoletano classe 1963, che è, anche lui, tra gli 11 indagati per il colpo di Casale. Una circostanza misteriosa che dovrà anch’essa essere chiarita dagli inquirenti. L’ipotesi al vaglio dei pm è che possa esistere un collegamento tra i il colpo grosso in trasferta e il successivo spargimento di sangue.

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