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CAMORRA
27 Aprile 2025 - 10:22
NAPOLI. Una conoscenza nata dietro le sbarre, che ben presto si sarebbe concretizzata in un proficuo “rapporto di affari”. Il clan Licciardi di Secondigliano e il clan Giuliano di Forcella avevano obiettivi diversi eppure convergenti: il primo puntava ad allargare la propria influenza in una zona “inesplorata” del centro storico di Napoli, magari facendo le scarpe agli acerrimi rivali della famiglia Mazzarella, il secondo puntava a rimettersi in sesto dopo la cattura e i pentimenti degli storici capi. A suggellare l’accordo ci avrebbe pensato un carico da un chilo di cocaina, che la paranza di Forcella avrebbe pagato, senza fretta, versando ai Licciardi la cifra di 32mila euro.
A rivelare l’inedito retroscena è l’ex boss di Forcella Salvatore Giuliano “’o russo”, le cui dichiarazioni sono state riportate all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare che pochi giorni fa ha portato all’esecuzione di otto arresti tra i Licciardi e i Sautto-Ciccarelli di Caivano. Il super pentito, nell’interrogatorio resto il 22 novembre 2021, ha parlato a lungo dei suoi rapporti con Antonio Bruno “Michelò”, reggente dei Licciardi nella zona del rione Don Guanella: «L’ho conosciuto con Gaetano Bocchetti ha spiegato Giuliano quando ero detenuto nel carcere di Padova, entrambi esponenti di rilievo dell’Alleanza di Secondigliano... Ricordo che con “Michelò” in carcere si affrontarono discorsi riguardanti il clan Mazzarella, nel senso che lui aveva un vero odio nei confronti dei Mazzarella e mi diceva che quando saremmo usciti dal carcere dovevamo incontrarci per cercare di creare un’alleanza».
L’incontro, stando a quanto riferito dall’ex ras di Forcella, dopo qualche tempo si sarebbe effettivamente tenuto: «Quando sono uscito dal carcere i miei cugini Alessio Vicorito e Gennaro Imparato mi hanno presentato Davide Sivero, persona che si occupava di droga per conto dei Licciardi... Sivero mi fece capire che era proprio “Michelò” che stava gestendo la famiglia Licciardi, nel senso che si occupava degli affari della famiglia sotto l’aspetto della droga e dell’ala militare. Attraverso Sivero “Michelò” mi fece sapere che voleva incontrarmi e così, insieme a Vicorito e Imparato, accompagnati Sivero, ci recammo nel rione Don Guanella... Durante l’incontro “Michelò” ci manifestò la sua disponibilità a sostenerci sia per quanto riguardava la fornitura di droga che sotto il profilo militare».
Tra i due ras ci sarebbe stato quindi un accordo di massima: «Gli dissi ha messo a verbale Giuliano che gli ero grato per la disponibilità che avremmo senz’altro ricambiato se necessario. Qualche giorno dopo “Michelò” fece arrivare a Forcella attraverso uno dei suoi ragazzi un chilo di cocaina, facendoci sapere che avremmo potuto pagarlo con tutta calma e che era un modo per agevolare l’avvio delle mie attività illecite. Effettivamente abbiamo poi pagato con molta calma a Davide Sivero il prezzo di questa cocaina, 32mila euro, e i rapporti sono poi continuati nel tempo».
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