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L'indagine
30 Aprile 2025 - 09:30
NAPOLI. Sacro e profano. Un camper con targa straniera imbottito di cocaina, nascosta nei bocchettoni laterali dell’automezzo all’interno di bustine plastificate con la figura del Volto Santo in bella evidenza. Proveniva dal Sud Italia e sull’autostrada A30, che collega Salerno-Caserta con Napoli, subito dopo l’uscita di Pomigliano d’Arco i tre viaggiatori hanno avuto una brutta sorpresa: la polizia li ha bloccati, non certo per caso, e la perquisizione ha confermato i sospetti degli investigatori.
A bordo c’erano ben 72 chili di polvere bianca pura per un valore di mercato di circa 10 milioni di euro. Cosicché l’ipotesi maggiormente accreditata è che il carico dovesse essere consegnato a uno dei due clan più forti di Napoli, soprattutto economicamente: l’Alleanza di Secondigliano e i Mazzarella.
In manette sono finiti i dominicani Maldin Castillo Mordan di 30 anni, Luis Jemenez Rodriguez di 36 e Yuleifi Jejada Conception, 25enne anch’ella originaria di Santo Domingo ma cittadina italiana. Alla guida del mezzo c’era proprio la donna, probabilmente pensando che fosse meno sospettabile.
Che il carico fosse diretto a Napoli o Caserta lo si può dedurre dal percorso seguito dal camper, ma per il valore commerciale e la circostanza che Maldin Castillo Mordan abitasse nel Borgo Sant’Antonio Abate porta gli inquirenti a pensare a probabili contatti con trafficanti napoletani legati a organizzazioni malavitose.
I tre, incensurati, sono stati intercettati a Baronissi (nel Salernitano) e seguiti fino al momento in cui i poliziotti dell’“Antidroga” della Squadra mobile della questura partenopea (dirigente Giovanni Leuci, vice questore Antonio Serpico) e i colleghi della Sisco (Sezione investigativa di Napoli del Servizio centrale operativo con a capo il direttore Massimiliano Russo) sono entrati in azione.
La perquisizione non è durata molto, facendo venire alla luce 60 panetti di sostanza stupefacente da poco più di un chilo ognuno. L’inchiesta è coordinata dalla procura di Nola, ma non è escluso che possa passare alla Dda nel caso saltassero fuori elementi concreti a sostegno della tesi del collegamento con il narcotraffico internazionale.
È evidente i due dominicani ( di uno residente a Macerata) e l’italiana (che abita a La Spezia) fungessero da corrieri. Ma per conto di chi? Una traccia condurrebbe in Calabria e precisamente a Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio. Infatti il carico potrebbe essere collegato a quello sequestrato agli inizi del mese a Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria: i panetti sono infatti identici, riportano le stesse scritte identificative come “Vip”, “cxm” e “828”.
Segno che, con tutta probabilità, il fornitore è lo stesso e le due spedizioni potrebbero essere state organizzate logisticamente dalle stesse persone, che avevano scelto il trasporto su ruota ritenendolo più sicuro. Anche in quel caso la cocaina era a bordo di un furgone ed era stata nascosta in un vano del pianale: 40 chili per un valore di 3 milioni di euro.
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