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Il parco archeologico

In 20mila agli scavi di Pompei, «il tempo dei bagarini è finito»

Il direttore Zuchtriegel: «Raggiunto in poco tempo il tetto massimo dei visitatori. In mattinata c'erano delle file: vedremo come migliorare la gestione degli afflussi»

In 20mila agli scavi di Pompei, «il tempo dei bagarini è finito»

Il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel

«Vorrei ringraziare tutti i lavoratori e lavoratrici del Parco archeologico di Pompei, in particolare i colleghi della vigilanza, delle biglietterie e dell'accoglienza, nonché gli operatori, le guide e tutti i visitatori e visitatrici grandi e piccoli. Oggi, in occasione della prima domenica del mese, c'era grandissima affluenza a Pompei, abbiamo in poco tempo raggiunto il tetto massimo del numero di visitatori, introdotto per motivi di sicurezza e tutela, e abbiamo dovuto sospendere per alcune ore gli ingressi, per riprendere nelle prime ore del pomeriggio. Lo facciamo per salvaguardare un patrimonio unico e fragile. Grazie alla collaborazione di tutti siamo riusciti a gestire questa giornata; in mattinata c'erano delle file, vedremo come migliorare la gestione degli afflussi». Lo afferma, in una nota di precisazione, il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, in relazione alle misure adottate per la tutela e sicurezza del sito nella giornata di oggi che ha visto l'ingresso di 20 mila persone - limite massimo per l'ingresso al sito - dallo scorso 15 novembre - con grande presenza di visitatori all'esterno degli ingressi.

«Ma una cosa deve essere chiara: il tempo in cui qualcuno fuori gli scavi rivendeva i biglietti ai turisti ignari anche nelle giornate gratuite e il sito era soggetto a fenomeni vari di bagarinaggio e speculazione sono finiti - aggiunge Zuchtriegel - Su questo c'è tolleranza zero e confermiamo il biglietto nominativo legato al tetto massimo giornaliero. Pompei non è un patrimonio da consumare come il petrolio, ma una fonte inestimabile di energia rinnovabile culturale da consegnare intatta alle generazioni future per ritrovarci le radici della nostra storia».

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