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CAMORRA
05 Maggio 2025 - 09:28
Cesare Pagano, detenuto al 41bis
NAPOLI. Un patto di ferro tra due delle cosche più temibili di Napoli, pronte a fondersi fino a diventare «una sola famiglia» per mantenere ben salde le redini degli affari criminali nell’area nord. Oscar Pecorelli, esponente di spicco del clan Lo Russo di Miano, e Cesare Pagano, indiscusso boss del clan degli Scissionisti di Secondigliano, avrebbero stretto da tempo nonostante fossero entrambi detenuti, il primo all’epoca all’alta sicurezza, il secondo al 41 bis un accordo che consentisse loro di dare continuità ai rispettivi business nonostante la carcerazione. La circostanza emerge a chiare lettere dalle annotazioni riportate all’interno del decreto ministeriale con cui, poche settimane fa, è stato disposto il trasferimento al carcere duro anche per Oscar Pecorelli.
“’O malommo”, per anni braccio destro del ras pentito Antonio Lo Russo, avrebbe infatti in più di un’occasione rimarcato la propria caratura criminale. L’11 marzo 2022, ignaro di essere già sotto intercettazione, conversando con il detenuto Raffaele Musolino, Pecorelli faceva presente che «Cesare Pagano lo ha riconosciuto come suo pari grado riferendo ai suoi sodali che in sua assenza si sarebbero dovuti rivolgere a “’o malomm” e a Lello Peretto, che guidavano il clan Lo Russo con il quale gli Amato-Pagano erano una sola famiglia».
Questo dialogo è però solo uno dei tanti ad aver acceso un campanello d’allarme negli inquirenti antimafia, spingendoli a chiedere al guardasigilli il regime detentivo speciale del 41 bis per Oscar Pecorelli. In un’altra conversazione intercettata l’8 luglio 2022 il boss di Miano parla con il detenuto Enrico La Salvia, al quale fa intendere senza tanti giri di parole di disporre di un esercito di affiliati pronti a riprendere il controllo della zona di Miano, in quel periodo dilaniata dall’ennesima faida tra gli i sottogruppi eredi del clan Lo Russo: «Tu piglia a famiglia mia tra me, Lello... quanti omicidi teniamo... allora pensi pure u piccirillo che stava con te... è sempre a famiglia nostra, pure per dire Gianluca (Gianluca D’Errico), i guagliunciell che so venuti dopo sempre Miano è... mo tu lascia che poi si sono appiccicati perché non ci sta nessuno fuori, ma se uscivo io o usciva Lello o esce Luigi o Pompeo, mica succede l’appiccico tra noi... cioè Miano è esagerato perché quando arresti dieci ne escono altri dieci, capito? Non finiscono mai».
Parole allarmanti, che hanno spinto la Dda di Napoli a mettere nero su bianco una valutazione durissima sul conto del ras: «Deve ritenersi concreto e attuale il rischio che Pecorelli possa tentare di continuare ad avere rapporti con gli affiliati in stato di libertà tramite i colloqui carcerari, svolgendo in questo modo attività di direzione e raccordo con gli altri partecipi all’associazione». Pecorelli, durante, la sua detenzione aveva tra l’altro dimostrato una preoccupante spregiudicatezza anche nell’uso della email, con la quale avrebbe dato indicazioni anche alla moglie sulla “gestione” dei capitali della cosca.
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